Il toponimo (᾿Αλτῖνον in greco, Altinum in latino; Altinates è l’etnico) è attestato diffusamente sia nelle epigrafi che nella letteratura. Potrebbe derivare da un termine della lingua venetica tradotto in latino con altus, da confrontare, forse, con l’irlandese alt “altezza”, “costa”.
Dal nome della città è derivato quello dell’omonima divinità preromana Altino o Altnoi, a cui era dedicato un edificio sacro a sud della città. Sovrintendeva la laguna e gli venivano offerti periodicamente in sacrificio dei cavalli.
Tutti saprete del culto dei cavalli da parte dei nostri antichi Padri, ma forse non sapete che da Altino essi partivano, magari per vincere le Olimpiadi in Grecia, o come merce pregiata ed ambita, acquistati dal tiranno Dionigi di Siracusa (tra parentesi, da noi tiranni non ve ne furono mai).
Ebbene, tracce del culto e della presenza dei destrieri “eneti” le han trovate gli archeologi, in un tempio-emporio a sud est della Altino pre romana e romana. Li si concludevano le trattative con gli acquirenti stranieri, provenienti da tutti gli angoli del mondo di allora. Probabile che le trattative si concludessero in quel santuario, con il sacrificio di un cavallo, a suggello del contratto concluso nel luogo sacro.
Era il primo santuario che chi arrivava dal mare trovava alla porte di Altino, di forma quadrangolare con un ampio cortile più volte lastricato fino in epoca romana, ed era frequentato, a giudicare dagli ex voto, sia dai Veneti che da altre etnie. Infatti si sono trovati bronzi etruschi, ceramica attica, bronzetti di tradizione celtica e di origine locale. Questi reperti ci dicono come Altino fosse la Venezia dei Venetkens.
In una fossa sono state scoperte mandibole numerose di equino, probabilmente sepolte in un rituale apposito, come reliquie attestanti il sacrificio dei quadrupedi. E questo ci ricollega, dicono gli studiosi, a quanto riportato da testimonianze antiche sull’usanza rituale dei Veneti di immolare a Diomede, alle foci del Timavo, un cavallo bianco.
La presenza di tale santuario è presumibile fungesse da garanzia dal punto di vista giuridico per le transizioni con stranieri e sottolinea come il porto di Altino, precursore della Venezia che sorgerà dalle sue pietre, sia stato il principale sbocco commerciale dei Veneti di allora.
Era proprio ai margini estremi della città, in quella che ora è la palude di Cona, dove ancora oggi inizia la laguna
Riassunto da un articolo dell’archeologa Margherita Tirelli. – Dal vol. “I Veneti dai bei cavalli” edito dalla regione Veneto.
Se l'articolo ti è piaciuto condividilo su:
Mi piace:
Mi piace Caricamento...