LODOVICO FLANGINI
Nacque a Venezia nel 1677 da nobile famiglia, terzo figlio di Girolamo, Senatore e membro del Consiglio dei Dieci. Arruolatosi giovanissimo nell’Armada da Mar partecipò alla prima Guerra di Morea come Governator di Nave , combattendo nel 1696-1697 sotto il Provveditore Grimani.
Successivamente ricoprì l’incarico di Provveditore Straordinario di Terraferma a Orzinuovi nel 1701, a Brescia nel 1704 e a Bergamo nel 1706.
Nel Luglio 1715, durante la seconda Guerra di Morea, in una fulminea azione offensiva contro la flotta ottomana che tentava di sbarcare a Corfù, i vascelli veneti Aquila Valiera di Marcantonio Diedo, Capitana di Lodovico Flangini e Fede di Lodovico Diedo, si coprirono di gloria costringendo il Pascià a ritirarsi oltre lo stretto, con gravi danni e molte perdite, ben 1300 morti e feriti, oltre a due vascelli, un galeone e due galeotte. Fra i valorosi combattenti si distinsero il Flangini, i due Diedo, Corner e il Dolfin. Le perdite veneziane furono di 70 morti, tra i quali il valoroso Corner, spacciato da una cannonata, 130 feriti e nessun vascello.
All’inizio del 1717, nel corso della guerra, assunse il grado di Capitano Straordinario delle Navi in sostituzione di Fabio Bonvicini, morto per una gravissima malattia, e il comando dell’Armata Grossa di stanza a Corfù che contava 28 vascelli. Suddivise l’Armata in 3 divisioni: la prima, Rossa, comandata da Lodovico Flangini, comprendente i vascelli Lion Trionfante, Aquila Valiera, Grande Alessandro, Costanza, Madonna dell’Arsenale, San Francesco, Fenice, Sant’Andrea, Corona; la seconda, Gialla, che comprendeva i vascelli Scudo della Fede (Fede), Madonna della Salute, Terror, San Pietro, Madonna del Rosario, Gloria Veneta, Nettuno, Aquila Volante (Aquiletta) era comandata dall’Almirante Francesco Correr; la terza, Blè, composta dai vascelli San Pio V°, Sacra Lega, Valor Coronato, San Gaetano, Rosa Moceniga (Rosa), Venetia, Colomba, Trionfo, San Lorenzo Giustinian, sotto il comando del Capitano ordinario Marcantonio Diedo. Lodovico Flangini prese possesso del nuovissimo vascello di primo rango da 74 cannoni Lion Trionfante, appena giunto dall’Arsenale di Venezia, e prese il mare per combattere la flotta ottomana.
Il 13 giugno 1717, di fronte ai Dardanelli si verificò il primo scontro, quando la squadra turca, uscita dagli stretti per contrastare quella veneta, cercò di sorprenderla approfittando della posizione di sopravvento e del sole al tramonto. Con grande maestria marinara Flangini riuscì a schierare la flotta in linea con molta avvedutezza pur col vento contrario, tanto da riuscire ad affrontare il nemico, a metterlo in fuga e a inseguirlo cannoneggiandolo fino a notte inoltrata. Una bonaccia persistente obbligò le due flotte avversarie a incrociare pigramente per due giorni, finché il 16 Giugno si affrontarono davanti al Monte Santo, tra lo stesso e l’isola di Strati. Pur con vento contrario, tutta l’Armada si schierò in linea di fila e, mentre le navi ottomane avanzavano rapide, Flangini ordinò l’attacco. Il Lion Trionfante fu il primo a ingaggiare battaglia e fu assalito da numerosi legni turchi, ma, pur colpito agli alberi e alle vele, resistette gagliardamente, danneggiando gravemente i vascelli avversari.
FELTRE palazzo dei Rettori, le statue innominate oggi, ma dedicate a Lodovico Flangini ed Andrea Pisani “Capitano da Mar” il materiale illustrativo lo dimostra.
Dopo quattro ore di durissima lotta, l’Ammiraglia turca fu costretta a ritirarsi, rimorchiata fuori dalla mischia dalle galeotte. Con sei delle loro navi ridotte a pontoni galleggianti, gli ottomani si risolsero infine alla ritirata e fuggirono in direzione dell’Asia. Mentre la navi veneziane si lanciavano all’inseguimento, un colpo di moschetto sparato in distanza da un vascello avversario colpì Lodovico Flangini: una grave ferita, tra la mascella e il collo, che lo atterrò e lo fece sanguinare copiosamente. Per la forte emorragia e il dolore si assopì e fu ricoverato sottocoperta. L’impeto dei veneti s’infranse e l’Armada si portò quindi a Thermia, una delle Cicladi. Dopo le necessarie riparazioni riprese il largo e nei giorni successivi continuò a inseguire il nemico, impegnandolo in combattimento il giorno 22 Giugno. Lodovico Flangini, lasciato da parte il pericolo e il suo pessimo stato, volle essere trasportato sul ponte di comando, incitando i suoi uomini e dando disposizioni ai sottoposti. Infine, estremamente indebolito, esclamò: <Avanti, vardè, San Marco ne aiuta!> Indi, perdute le ultime forze, fu riportato nel suo alloggio dove, appena coricato, si appisolò esalando l’ultimo respiro. La direzione del tiro fu presa da Colonnello Niccolò Boretich, con grande efficacia e abnegazione, fino alla fuga dei nemici in direzione di Stalimene.
la statua del Flangini, nessun dubbio che sia Lui. Ma nemmeno una targa a ricordarlo malgrado la mia segnalazione.
Scrisse Thomas Salmon: “ Perdettero gl’infedeli tre Navi e un Brulotto, ma non poté dirsi minore la perdita dé Veneti nella persona dell’intrepido Flangini, che indi a pochi giorni compianto da tutta l’Armata, mentre semivivo faceasi condurre sul cassero, per accingersi se fosse stato d’uopo, a nuova battaglia, spirò fra le braccia de’ suoi con singolar esempio di militar valore, e di zelo verso la Patria”.
Il suo corpo fu trasportato a Venezia dove gli furono tributati solenni funerali, e il fratello Costantino fu insignito del titolo di Cavaliere della Stola d’Oro. Benedetto Marcello compose in sua memoria un’ode: Corona Poetica in Morte di S.E. Lodovico Flangini, fu Capitano Estraordinario delle Navi.
Gualtiero Scapini Flangini, nel trecentesimo della battaglia.
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