I disastri e i crimini compiuti dalla Massoneria nell’Italia meridionale dopo la conquista del potere (1860)
Don Floriano Pellegrini
Si tratta di un’importante descrizione coeva dei fatti narrati, a firma del massone Pier Carlo Boggio. E’ tratta da: Angela Pellicciari, I panni sporchi dei Mille; Siena, Edizioni Cantagalli, 2011, pp. 189-200. Le notizie sull’autore sono tratte dalle pp. 145-146.
Nello scrivere il Boggio si rivolge a Garibaldi, altro massone, che si era autoproclamato dittatore assoluto al posto del re di Borbone e che come tale veniva riconosciuto, di fatto ma non ufficialmente (la solita falsità), dal Cavour e dal Savoia, massoni anch’essi.
Lo scritto, a leggerlo, fa persino male, perché documenta cose talmente criminali, e in così enorme quantità, che a stento non solo saremmo stati in grado di ammetterle, ma persino di immaginarle. Eppure sono cose certe, perché raccontate da una persona che, malgrado tali fatti, approvava l’invasione dell’Italia meridionale ad opera del regno di Sardegna.
Pier Carlo Boggio, personaggio oggi praticamente sconosciuto, era un cittadino del regno di Sardegna. Nato nel 1827, influente massone, «risorgimentale della prima ora» (Pellicciari), accettò di collaborare con il Risorgimento, il giornale fondato da Cavour. Giornalista e polemista, dopo aver messo da parte alcune divergenze con il Cavour, collaborò a portare avanti la sua azione di conquista della penisola italiana. Scrisse due libretti battaglieri e schietti: nel 1859 «Fra un mese», con il quale sosteneva le ragioni della guerra contro l’Austria; nel 1860 «Cavour o Garibaldi», con il quale chiarire «perché la guerra così ben iniziata in Italia meridionale debba assolutamente essere interrotta» (idem). Quando scrisse le pagine che riportiamo, perciò, aveva solo 33 anni. Morì poi tragicamente, non senza eroismo, nel 1866: mentre l’ammiraglio Persano in quell’anno (caratterizzato dalla cosiddetta terza guerra d’indipendenza) portava la flotta navale alla rovina, Boggio preferiva morire, affondando, che mettersi in salvo, accogliendo la proposta che gli era stata fatta personalmente dal Persano.
Qui, dallo scritto «Cavour o Garibaldi» (che la Pellicciari riporta integralmente) estraiamo in ampio sunto (come detto) il solo capitolo XXXV.
Don Floriano Pellegrini
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il resto con un sunto delle pagine a questo link .. da non perdere ! https://www.facebook.com/notes/10155719916225430/