I Golosessi veneziani di una volta

Oggi i baicoli, creati nel 1700 da un offelliere della contrada di Santa Margherita, si offrono con la cioccolata o con il té poiché è totalmente scomparso l’uso di questo vino, che spesso veniva anche gustato dopo la panna.
Quest’ultima, chiamata dai vecchi veneziani, “caodelate” , era uno dei desserts preferiti e molto in voga sino agli anni ’60 del secolo scorso: si gustava nei bar della Riva degli Schiavoni o delle Zattere, accompagnata dagli “storti”, coni di cialda sottilissima e lievemente abbrustolita (famosi un tempo quelli prodotti a Dolo) di cui si diceva che si spezzassero al solo contatto con le labbra.
Tra i dolci “da passeggio” vanno ricordate le ottime “bubane“, molto simili ai pressnitz austriaci , i “paneti co la ua” (panini con l’uva passa), i frutti canditi “caramei” il pan speziato “parpagnaco“, il castagnaccio e ovviamente le famosissime “fritole“.
La cioccolata, cara ai veneziani di tutte le generazioni (dal ‘700 in poi) e spesso celebrata nelle commedie del Goldoni, ha ancor oggi molti fedeli ma si è persa l’antica abitudine di mescolarla al caffé per farne quell’ aurora molto gradita al Voltaire.
Scomparso del tutto è invece l uso della “dosa“, uno sciroppo di frutta che si beveva caldo, per strada, durante l’inverno e quello della “semada“, una specie di orzata che si preparava con i semi del melone molto apprezzata nel periodo estivo.
Questa piccola incursione nei gusti e sapori di una volta mi regala l occasione di ricordare la bella cucina della nonna, con il grande tavolo dal piano in marmo su cui si preparavano i “crocanti“, le belle “pignate” di rame stagnato, i peltri, i piatti istoriati di rame, le “farsore” le caldiere per la polenta che poteva essere poi fritta, zuccherata e diventare così una buona merenda, e infine l’armadietto con i “golosessi” (cose “libidinose” da mangiarsi ogni tanto).