I LADRI DI DENARO PUBBLICO E LA DURA LEGGE VENETA
di Milo Boz Veneto
I “banditi” che rubavano soldi pubblici, venivano condannati e sospesi da ogni incarico. Con i loro beni dovevano risarcire l’erario veneto. poi è arrivata la “civiltà” e l’unità d’italia, e le cose sono molto cambiate…non in meglio.
Ma non bastava, per i casi più eclatanti, sia per l’alto incarico ricoperto dal malfattore, sia per il pubblico scandalo procurato, si murava una lapide a futura memoria e monito. Ve lo immaginate oggi, il nome di Galan (per citare uno a caso) inciso sui muri del palazzo della Regione, con la motivazione della condanna? .., ma quando mai… però ora siamo italiani. Vuoi mettere.
la mentalità veneta voleva che dare la vita per la Patria e fare ogni sacrificio per la famiglia, in ogni circostanza tenere un comportamento esemplare, fossero cose normali, senza fare troppe cerimonie, che si trattasse di nobili o popolani. Invece, mancare ai doveri era una cosa degna della massima pubblicità: a scopo educativo, chi sbagliava (che si trattasse di nobili o popolani) era messo in croce e stigmatizzato per sempre. La perfezione era insomma la normalità, l’errore un’eccezione da deplorare.