I MAGISTRATI AI BENI “INCULTI” SEGNARONO ANCHE LA FINE DI VENEZIA?
LA MAGISTRATURA che dal 1556 ebbe il compito di seguire le bonifiche dei terreni paludosi dell’entroterra, su impulso del grande Alvise Cornaro, e rese grandemente produttive ampie zone incolte, ebbe in qualche modo responsabilità sulla scelta di Venezia di abbandonare il traffico marittimo, preferendo invece investire i propri capitali nell’acquisto di terreni in Terraferma? Una legge antica, infatti, vietava ai veneziani di possedere più di trenta campi, ma poi fu abolita e Venezia divenne la civiltà delle ville venete, unica al mondo.
Io credo che fu la storia, in altre parole il contesto storico, che obbligò Venezia a quel percorso essendo stata per secoli l’unico baluardo a contenere con le armi l’espansionismo islamico, che erose sempre più la potenza marinara dei veneti. Persi man mano gli sbocchi al traffico mercantile nel Mediterraneo, che altro potevano fare, i veneziani, se non investire le proprie ricchezze in Terraferma, in un periodo in cui le rendite dei raccolti continuavano, tra l’altro, a salire? Pensiamo all’immenso territorio della mezzaluna turca, con relative risorse di uomini e mezzi e con frontiamola per un attimo con Venezia. Davide contro Golia, fin che Venezia poté… ma si dissanguò in quella lotta secolare.
“Le finalità di questa Magistratura sono quelle della bonifica agraria allo scopo di aumentare la superficie coltivata e stimolare gli investimenti per il miglioramento dell’agricoltura considerato che si trovano molti luoghi incolti non solo nei territori di Padova, Vicenza, Verona, Rovigo, Asolo, ma anche in Istria. Il progressivo aumento del prezzo del grano incoraggia lo spostamento di capitali dalla mercatura (dove il traffico delle merci si restringeva sempre più per la pressione del Turco n.d.R.) . Viene disatteso il principio antico di coltivar el mar e lassar star la tera. “. Ma furono gli aventi storici a portare a questa scelta, e certamente la Terraferma se ne giovò grandemente. Ma non possiamo “processare” col senno di poi, né la nobiltà veneziana, né tanto meno i “campagnoli” che si giovarono di queste scelte. Il Veneto di oggi è una grande potenza industriale anche grazie a quelle scelte e al lascito veneziano. Fosse lasciato libero di autogovernarsi sarebbe una piccola grande potenza europea con un P.i.l. al galoppo. Invece abbiamo uno stato centralista che ne ostacola continuamente le energie e ne soffoca, con una burocrazia ottusa, le potenzialità.