PASQUALE MALIPIERO DISCENDENTE DA PILEMENE E LA NASCITA DEL MERLETTO
VI PROPONGO, attirato inizialmente dal nome (Pasquale.. chi si pensava di trovare un Pasquale tra i dogi veneti? 🙂 ) la figura del 66mo doge assieme a quella della moglie, che introdusse la lavorazione del celebre merletto a Venezia. E molto altro ancora. 🙂
Si elegge dunque questo “principe dei Veneti” nel 1457, ha 65 anni, senza che abbia avuto grandi trascorsi o meriti particolari a parte il suo accanimento contro Francesco Foscari. Ma la sua casata è ritenuta molto antica, discenderebbe egli da Pilemene, re di Paflagonia, venuto in Italia fuggendo da Troia, assieme ad Antenore.
Egli sarà il primo ad indossare abiti di seta, mentre la moglie, Giovanna Dandolo, darà inizio alla lavorazione dei merletti, una attività trasformata in seguito in vera e propria industria da Morosina Morosini. Moglie di Marino Grimani, 89mo doge, amata dalla gente, aprirà un vero laboratorio a S. Fosca che occuperà fino a 130 persone. Da questa esperienza nascerà la vera industria del merletto a Burano, che coinvolgerà tutte le buranelle.
Ma il merletto, una forma di artigianato artistico femminile, si lavorerà in tutta la laguna, con varianti tecniche. A Venezia e a Burano si lavorerà con l’ago; a Pellestrina con i fuselli, a Chioggia su telaio. Questa tipica attività artigianale prenderà piede nelle case di nobildonne che organizzeranno veri e propri laboratori domestici e si diffonderà poi negli ospedali negli ospizi che offriranno asilo a donne e giovinette che così impareranno un mestiere pagandosi così il vitto e l’alloggio. Mirabile esempio di carità industriosa in cui Venezia eccellerà fino alla fine dei suoi giorni.
Il bel mondo spenderà somme favolose per per ornarsi di merletti, usati persino per ornare le scarpe e i ventagli. La Serenissima tutelerà questa industria al pari di quella del vetro, emanando leggi severissime.
LA LEGGENDA DELLA NASCITA DEL MERLETTO
Si racconta di una buranella, Catina, di cui si era innamorato Polo, un povero pescatore, che un giorno, mentre tirava una rete in barca, si accorse che tra le maglie vi era rimasto impigliato qualcosa, un’alga frangiata e traforata, che lui pensò bene di regalare alla sua innamorata. Quando la vide, Catina rimase incantata, ma quell’alga meravigliosa era fragile, leggera, e sarebbe bastato un niente per farla sparire. Pensa e ripensa, Catina prese ago e filo, e riprodusse, copiandolo, il disegno dell’alga. Ricamò così un capolavoro di incredibile perfezione, era nato il merletto (cifrario inedito Daniela Zamburlin).
Tratto e adattato liberamente dall’opera di Giovanni Distefano. Atlante storico della Serenissima.