I METODI “DEMOCRATICI” DI CAVOUR VERSO L’OPPOSIZIONE.
di Milo Boz Veneto
Nel decennio precedente l’unificazione italiana, nel piccolo ma agguerrito Piemonte esistevano in pratica tre forze politiche. I liberali, i democratici (che tutto sommato concordavano nel progetto di espandere il dominio di Casa Savoia al resto della penisola) e un terzo incomodo, che a questo progetto si opponeva. Era il partito dei “neri”, che non si intendeva allora dei fascisti, di là a venire, ma quello dei clericali, che fedeli alla volontà e desideri del papa, erano contrari a una politica di aggressione verso gli stati italiani e il dominio austriaco del Lombardo veneto, in quanto retti da monarchie cattolicissime. Per loro, i progetti del Cavour, sarebbero sfociati in una guerra fratricida.
Dal parlamento di palazzo Carignano, nel 1855, anche per questo motivo, erano uscite leggi antiecclesiastiche, del tutto simili nella sostanza a quelle delle municipalità giacobine di fine ‘700, in cui si abolivano gli ordini religiosi, incamerandone i loro beni, anche per alimentare con soldi freschi il bilancio dello stato sempre più disastrato per la politica di riarmo.
Tuttavia, una politica così smaccatamente antiecclesiastica (non solo anticlericale) aveva avuto qualche conseguenza nell’opinione pubblica dell’epoca, e con le elezioni del 1857, per la VI legislatura, i “neri” ottennero il doppio dei deputati previsti dal Cavour; il quale era alle strette finali per preparare l’alleanza con Napoleone III e non si poteva permettere un’agguerrita opposizione in Parlamento. Per stoppare l’opposizione il nostro Camillo, in pieno accordo con liberali e democratici, non trovò di meglio che cambiare i confini di tutti i collegi elettorali, in modo da inserire in ognuno zone a maggioranza liberale o democratica, per impedire l’elezione dei “neri”,capeggiati dal Conte di Solaro. Questi era favorevole anche ad ingrandimenti territoriali limitati dei Savoia, ma pure fedele alla Chiesa e nemico della Rivoluzione, ed era convinto che la via intrapresa, prima o poi avrebbe segnato la fine della monarchia sabauda. E così fu, in effetti.
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