I PITTORI VENEZIANI E L’ORIENTE
Simonetta Dondi dall'Orologio
Venezia con il passo dei primi secoli della sua nascita diviene la nuova Alessandria e qui, come sappiamo tutti, confluiscono tutte le culture e commerci di quel tempo.
Nonostante il grande ambiente cosmopolita e la particolare posizione geografica della città a confine tra Oriente ed Occidente, è curioso che solo Gentile Bellini e lo scultore Bartolomeo Bellano si sono recati a Oriente (Istambul), tutti gli altri artisti, se dipingevano esotismi, era per la grande presenza di mercanti e mercanzie orientali nella propria Venezia.
Gli artisti veneziani non viaggiavano a Levante.
Gentile e Bartolomeo si recarono alla corte del sultano Mehmed II come ambasciatori culturali della Repubblica di Venezia tra il 1479 ed il 1481.
Per descrivere i luoghi ed i personaggi del Vicino Oriente, i pittori veneziani si basavano soprattutto sui resoconti orali e letterari con predilezione per i testi illustrati come il Liber secretorum fidelium crucis di Sanudo il Vecchio e, nel XV secolo, alla Perenigratio in terram sanctam di Bernhard Breydenbach.
Gentile Bellini grazie al suo viaggio che lo portò a contatto con la vita e la cultura ottomana, è riconosciuto come uno dei principali fautori della moda orientale nella pittura veneziana.
In realtà fu su padre (Jacopo) a compiere il primo passo verso l’introduzione di elementi orientali di sfondo nelle scene narrative moderne della pittura veneziana del Rinascimento.
Fastose composizioni, spettatori inturbantati ed animali esotici costituiscono una fonte d’ispirazione per i pittori veneziani della generazione sucessiva, molti dei quali formati nella bottega belliniana.
Ad esempio Carpaccio nel ciclo dipinto per la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni qui i Turchi non trasmettono un senso di pericolo (nonostante si fossero impadroniti dei luoghi santi della cristianità), paura o avversione nei confronti di questi popoli, ma riflettono l’immagine di una comunità pacifica in grado di riunire Cristiani, Mamelucchi e Ottomani.