I VENETI ANTICHI E LA TANGENTE ALLE CORNACCHIE.
Eliano, n. v. XVII,16 (C. Voltan, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti)
Teopompo narra che gli Eneti residenti lungo l’Adriatico, quando è il momento dell’aratura e della semina, offrono alle cornacchie doni consistenti in specie di pani e focacce, impastate molto bene. L’offerta di questi doni vuole allettare e stabilire una tregua con le cornacchie, in modo che esse non scavino e non raccolgano il frutto di Demetra affidato alla terra (sementi)..
Lico concorda con questo racconto e aggiunge che gli eneti portano anche cinture purporee e che gli offerenti poi se ne vanno. Gli stormi delle cornacchie restano fuori dai confini, mentre due o tre di esse sono scelte e mandate verso i messi che arrivano dalla città, per rendersi conto dell’nsieme dei doni.
Queste, dopo l’esame, fanno ritorno, e chiamano le altre…Arrivano dunque a nugoli e, se assaggiano le offerte suddette, gli Eneti sanno di essere in stato di intesa con gli uccelli in questione, se invece non le curano sprezzandole come modeste, non le gustano, gli indigeni restano convinti che il costo di questo disprezzo sia per loro la fame. Se infatti i predetti uccelli non ne mangiano e, per così dire, non si lasciano corrompere, esse calano sui campi e saccheggiano la maggior parte delle sementi, scavando e cercando con rabbia tremenda.