I VENETI ANTICHI SI RACCONTANO ATTRAVERSO I LORO CORREDI
L’efficacia simbolica del linguaggio funerario è particolarmente evidente nella composizione della tomba di Nerka Trostiaia, una ricca signora di Este, vissuta nel III secolo a.C.
Ad una cassa-sarcofago di dimensioni eccezionali, con il tetto a doppio spiovente che allude inequivocabilmente alla casa, corrisponde un corredo, anzi un arredo, sistemato con cura nello spazio interno, divisibile idealmente in tre comparti: il primo è occupato dalla personificazione della defunta, con l’ossuario abbigliato e adorno di gioielli, affiancato da insegne di status, il secondo dalla rappresentazione del banchetto e del focolare domestico, nel cuore della casa, insieme alle offerte di vivande per il grande viaggio, e l’ultimo
dall’ambiente di lavoro, con un’attrezzatura per filare e per tessere che comprende persino la riproduzione del telaio verticale.
Nel Veneto preromano le tipologie tombali si diversificano secondo le zone; la cassetta di lastre di pietra è il contenitore più frequente a Este, come lungo la valle del Piave (Montebelluna, Mel, Cavarzano), mentre a Padova e in altri centri di pianura viene adottata preferibilmente la cassetta di legno, e, dal VI secolo, il dolio. Ma le tombe non venivano certo disposte a caso; le aree cimiteriali, pianificate sempre all’esterno dei centri abitati, restituiscono un’organizzazione degli spazi che risponde a precise regole sociali. Le sepolture si articolano in tumuli collettivi,recintati in pietra o in legno, che risultano espressione di nuclei familiari nelle fasi più antiche,per diventare estesi raggruppamenti a carattere gentilizio, non privi di configurazioni monumentali, in quelle più recenti.
Fra le evidenze rilevate dagli ultimi scavi, accanto a tali ordinamenti che riflettono strutture sociali di tipo gerarchico, emerge una vera e propria progettualità nella delimitazione delle necropoli.
Un altro dato nuovo dovuto al metodo stratigrafico più rigoroso, è quello delle riaperture delle tombe: la sequenza dei depositi di terra di rogo, esiti della deposizione rituale dei carboni provenienti dalla combustione della pira, alternati alle coperture individuali che suggellavano sistematicamente le tombe, indica la pratica ricorrente di riaprire il sepolcro per deporvi i resti di uno o più congiunti e il relativo corredo. Questa evidenza, da un lato spiega la presenza di più ossuari all’interno della stessa tomba, prima motivata con improbabili morti simultanee, dall’altro sottolinea la forza dei legami affettivi tra coniugi o consanguinei (fratelli, sorelle,
genitori e figli) e insieme l’importanza primaria degli ideali familiari, fra le categorie di pensiero dei Veneti antichi.
Angela Ruta Serafini