UNO DEI TANTI GRANDI, NELLA STORIA VENETA, AL POSTO DEGLI ULIVI DELLA PUGLIA
Oggi parleremo di Nicolò Marcello (1473- 1474) il 69mo Doxe. Uno dei tanti personaggi, che affollano la storia di Venezia e dei Veneti. Ben diversa, a detta di ogni storico onesto, dal resto della penisola. Il caro onorevole Boccia si rassegni: a ciascuno il suo. A lui le olive di Puglia, per carità, bellissime e buonissime, ma tutt’altra cosa dai nostri Grandi, da Badoer, a Bragadin e a tantissimi altri.
Ha 74 anni quando viene eletto, è amabile e benefico e ha una discreta carriera alle spalle: rettore a Brescia, Verona ed Udine, poi capo del Consiglio dei X. La sua devozione e la curiosità per le reliquie lo portano a scoprire, tra l’enorme quantità degli oggetti entrati a far parte del tesoro di san Marco durante i secoli, di una cassetta contenente un pezzo di legno e un chiodo, ritenute reliquie della croce di Cristo.
Autentiche o meno quelle reliquie, furono spesso esposte e portate in processione. Nel suo breve dogado, il doge continua l’opera risanatrice dei suoi predecessori nelle pubbliche finanze e il nuovo conio della mezza lira d’argento ed è chiamato in suo onore marcello.
Anche dal punto di vista militare e strategico il suo operato è un proseguimento di quanto precedentemente stabilito. L’evento più importante del suo dogado è un tentato colpo di stato avvenuto a Cipro, isola importantissima. La morte improvvisa di Giacomo II di Lusignano, ha lasciato la diciottenne tegina Caterina Corner in balia del vescovo di Nicosia e di alcuni notabili dell’isola, appoggiati da Ferdinando d’Aragona, tanto che la notte del 14 novembre alcuni di questi penetrano nel palazzo reale, irrompono nella camera della regina, uccidendo alcuni familiari di Caterina. Oltre a un suo medico e a un servitore. Quindi, dopo aver razziato tutti i gioielli e l’anello col sigillo reale, la costringono ad abbandonare il palazzo.
Avuta notizia della rivolta, la flotta capitanata da Piero Mocenigo, ritorna a Famagosta, da dove era appena partita, rimette tutto in ordine e, ancor prima di avere il benestare del Senato, fa impiccare i rivoltosi, nominando a tutela della regina veneziana due consiglieri e un governatore.