I VESSILLI MARCIANI NELLA CAPPELLA DI SANT’ISIDORO, A SAN MARCO
Riprendo un piccolo inciso di un interessante studio comparso in un prezioso volume pubblicato dal gruppo di appassionati studiosi di armi antiche (e non) di cui feci parte nel lontano 1997. Si trattava di un ampio saggio di Aldo Ziggiotto, davvero esaustivo, sul Leone marciano e la sua iconografia nei secoli, fino al fatale 1797.
… Passiamo col prof. Gerola, allo studio di alcuni vessilli che figurano nella cappella di sant’Isidoro, nella cappella di san Marco.
Tali vessilli, riprodotti sui mosaici del 1355, compaiono in una scena che celebra la storia della traslazione a Venezia delle ossa di sant’Isidoro, martire del secolo II, dall’isola di Scio, avvenuta nell’anno 1125 per opera del doge Domenico Michiel.
La scena ci mostra tra l’altro la fortezza dell’isola, un molo e delle galere da cui sono sbarcate le truppe. Oltre agli stemmi e alle bandiere particolari del Michiel e delle altre famiglie, vediamo sventolare numerosi vessilli veri e propri i san Marco, sia sulle torri del forte, sia sulle antenne che reggono i fanali del molo, sia a poppa delle navi.
La forma della bandiera è uguale in tutti e tre i casi, molto allungata terminante in tre punte, ossia un gonfalone. E su ogni bandiera figura, sia pur rozzamente abbozzato, un piccolo Leone con Libro, nella tipica forma di Leone uscente dalle acque a metà corpo, rannicchiata in “moeca” e con due ali rudimentali.
Diversi invece si presentano i colori: mentre le bandiere delle galere sono cremisi e caricate di un leoncino dorato, quelle della fortezza e delle antenne sono bianche e con un leone rosso. Inoltre le aste delle bandiere di terraferma sono prive di ornamenti, mentre quelle di mare sono munite di un pomolo costituito da una croce e da un disco d’oro, combinazione comune della Venezia del tempo.
Il prof. Gerola argomenta che “questi stendardi di stoffa cremisi delle galere sono certo di diretta derivazione dai drappi bizantini imperiali, coloriti di porpora e trapunti d’oro; e costituiscono evidentemente la bandiera solenne della Repubblica. Dei pennoncini bianchi piantati a terra ci sfugge invece la funzione, in antitesi con gli altri gonfaloni.”
L’autore conclude che sia quindi da pensare di quel tempo, lo stabilizzarsi del vessillo di san Marco, il quale, rosso per le navi, assumeva in altri casi colori diversi, forse in base a norme a noi ignote, forse per arbitrio dei comandanti., forse per capriccio. A me pare che ciò sia esatto, non essendo mai stata codificata ne allora, ne dopo. Vorrei tuttavia aggiungere una considerazione a proposito dei pennoncelli bianchi “di cui ci sfugge invece il significato preciso e la specifica funzione”, questa: la bandiera di Venezia fu in origine probabilmente bianca, e non rossa.
Tratto da ” Da Cambrai a Campoformio (in ricordo della Serenissima)” edito nel 1997 dal “circolo culturale GLI ARMIGERI DEL PIAVE” presidente Sergio Zannol.