mascettiMa il toscanissimo Renzi – con la sua combriccola di amici – pare un personaggio minore della commedia della politica che, in quanto a sguaiataggine e creatività, supera di molto le nostre peggiori pellicole. Doveva essere il governo della meritocrazia, dicevamo, invece è un comitato di affari di amici, amici di amici, genitori e amici dei genitori. E Renzi è un conte Mascetti in sedicesima, il suo modellino, la Micromachine del nobile decaduto. Millanta risultati mai ottenuti, parla di un Paese che esiste solo nella sua immaginazione, si esibisce in supercazzole internazionali (ha appena attribuito a Borges una poesia che non è di Borges nel suo viaggio in Argentina) che lasciano esterrefatti gli astanti, spacconeggia senza averne le possibilità. E quando svacca, come nella mitica scena con il vigile (video), arriva qualcuno come il Necchi che cerca di risistemare la situazione. E’ un abile giocoliere e, per qualche tempo, lo abbiamo apprezzato ma ora appare chiaro quanto faccia girare le balle. Ha salvato le banche dei suoi compari toscani, agli amici ha sfornato più poltrone di quante ne venda l’Ikea e ha sistemato tutti suoi compagni di Leopolda come neanche la Manpower avrebbe saputo fare. Ma ovviamente con stipendi migliori. L’ultimo caso è di oggi, con l’elevazione della renzianamente correttissima Daria Bignardi alla tolda di Rai 3. Per evidenti meriti di share, immaginiamo. Visto che il suo programma da una decade raccoglie percentuali infinitesimali e sempre discendenti. Una, il quale marito Luca Sofri – come ha ricordatoil Fatto Quotidiano – dietro le quinte delle Invasioni Barbariche appellava il premier come “capo”. Solo anticipando di poco i tempi.

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