IL MARTIRIO VENETO SOTTO IL REGNO D’ITALIA NAPOLEONICO, TASSE E GHIGLIOTTINA.
NEL 1809 inizia la rivolta delle province venete causata dalla politica di rapina napoleonica, atta ad alimentare con tasse esose e leva forzata, le guerre che la Francia doveva sostenere in Europa. Riporto un brano del vecchio articolo di Andrea Kozlovic, intitolato “L’ultimo ruggito di san Marco”, perché è in suo nome e col suo vessillo che i Veneti (in senso ampio) si rivoltarono.
“La rivolta durò un paio di settimane e venne sedata solamente con un paio di reparti scelti comandati dal generale Casella che misero a ferro e fuoco i paesi, portando nei capoluoghi di provincia centinaia di sospetti, che poi, almeno qui a Vicenza, vennero fucilati a dozzine nel settembre successivo.
In effetti, anche se l’esercito riuscì a sedare la rivolta, si trattò di una calma apparente, turbata da episodi di brigantaggio sempre più frequenti e gravi cui spesso le autorità locali non si opponevano “non facendo opposizione alcuna agli infamanti attentati dei briganti” come lamentava in una sua relazione il Prefetto del Dipartimento del Bacchiglione barone Pio Magenta, “costretto a far girare la Regia Gendarmeria e le Guardie di Finanza e di Polizia che non conseguiscono lo scopo prefissato“, per mancata collaborazione di autorità periferiche e gente comune che si guardavano bene dal denunciare coloro che erano alla macchia.
Il fenomeno del brigantaggio – quello che in termini moderni potremmo chiamare “Resistenza” – negli ultimi anni del Regno d’Italia è interessante e poco studiato. Solamente il Bullo gli ha dedicato un lungo saggio, esattamente 100 anni fa (eravamo nel 1997). Contadini rovinati, renitenti e disertori si riunivano in grosse bande che attaccavano soprattutto i convogli degli esattori, gli ufficiali pagatori, i filo francesi, assicurandosi così la simpatia della popolazione.
Così ad esempio, la banda Stella, che aveva la sua base nella zona di Noventa nella bassa vicentina, fu attiva per quasi due anni ed era composta di circa sessanta persone. Catturati per delazione nell’estate del 1812, vennero ghigliottinati nell’ottobre successivo a Padova, assieme ai componenti della banda Terrin, in totale una cinquantina di persone, nel corso di una ghigliottinata durata un’intera giornata.
Abbiamo visto che, tra coloro che si davano alla macchia, numerosi erano i renitenti alla leva. Inizialmente la leva venne accettata o perlomeno sopportata senza grosse resistenze dai giovani veneti in quanto permetteva a molti di risolvere il problema dei pasti, avere una bella divisa e qualche soldo in tasca così da poter visitare le numerose case di tolleranza della zona.
Le cose cambiarono quando si trattò di partecipare attivamente alle guerre napoleoniche: a differenza dei giovani francesi (ma anche questo è opinabile…) ben pochi di loro desideravano morire per la grandeur francese. Nonostante la propaganda fosse martellante e le pene per la renitenza e la diserzione sempre più aumentate fino a giungere addirittura all’arresto dei genitori e al pagamento di forti multe … le notizie di Spagna soprattutto dove i soldati fatti prigionieri venivano evirati, squartati, bruciati vivi nei forni da pane ( la cosa capitò ad alcuni soldati vicentini ) ridussero drasticamente il numero dei coscritti.
Solo due esempi: il Servizio delle Compagnie Dipartimentali (una specie di polizia ausiliaria che svolgeva il suo servizio nel territorio) veniva venduto a peso d’oro. Una sentenza poi, della Corte di Giustizia di Vicenza, che nel corso di una sola seduta nel 1809 “condannava alla pena di più anni ai ferri .. ” ben trecento giovani che naturalmente alla lettura della sentenza, risultavano latitanti. E’ solo una della tante sentenze che venivano rese pubbliche i quel periodo.
Che renitenti e coscritti non avessero tutti i torti è dimostrato dalle perdite dell’Armata italica in Spagna e in Russia: dalla Russia su 70.000 uomini tornarono solo 207 ufficiali e 2.600 soldati. Dalla Spagna su 30.183 coscritti tornarono solo in 8.598. (Con l’orrore stampato per sempre nel cuore, aggiungiamo noi). “
Mi fermo qui, credo che i pochi dati siano sufficienti a far aprire gli occhi sul martirio dei Veneti di allora: la cui rilevanza è tuttora contestata da qualche “negazionista” per partito preso, come il gruppo de “La vecchia Padova” presente anche in facebook e in Twitter. Ma non mi meraviglia; fui da loro “espulso” anni fa, colpevole di essere un “venetista” poco obbiettivo, ma io di loro potrei dire che sino un gruppetto di “italianisti” molto parziali. 😉