LE TASSE DEL REGNO D’ITALIA FANTOCCIO. Quando si riduce alla disperazione un popolo.
Un interessante articolo di Andrea Kozlovic, storico vicentino, malgrado il cognome dovuto ad ascendenze asburgiche, che vi riporto. Certo che farete anche voi un parallelo con la situazione fiscale odierna della repubblica italiana, altrettanto drammatica. Ma allora c’era la guerra, oggi lo sperpero e il clientelismo parassitario.
“La tassazione, inizialmente moderata ed equa, con la necessità di finanziare le guerre napoleoniche divenne dura e spietata. Si introdusse la tassa sul macinato e si inasprirono le prediali (su terreni e fondi rustici) a un livello tale da superare la rendita dei terreni per cui migliaia di piccoli proprietari (penso alle piccole partite iva di oggi) che si erano indebitati fino al collo per acquistare modesti poderi al momento della vendita dei beni ecclesiastici, ridotti alla disperazione preferirono abbandonare i propri fondi e darsi alla macchia o all’accattonaggio. Si trattò di un fenomeno generalizzato, tanto che ogni comune istituì un ufficio apposito con il compito di amministrare i beni abbandonati che poi, con la costituzione del regno Lombardo Veneto, andarono a formare le grandi proprietà vicereali.
Il bilancio del regno venne appesantito da due voci soprattutto. Il tributo cioè la somma che ogni anno si doveva pagare all’impero francese (trenta milioni in moneta sonante) e il mantenimento dell’esercito impegnato sempre più spesso all’estero e quindi fonte di costante emorragia di oro e argento per il regno d’Italia.
Il debito pubblico raggiunse i 300 milioni di allora e per tutti questi motivi quando nell’autunno del 1813 arrivarono gli austriaci l’economia veneta era ridotta allo stremo, quasi ad una situazione di baratto cosicché si dovette provvedere con rapidità a far arrivare da Vienna sacchi di “svanziche” il nuovo pezzo da venti carantani (swanzig in tedesco) per riportare la situazione ad un minimo di normalità.
La conseguenza della dura politica fiscale e militare fu una rivolta generalizzata delle province venete nel luglio 1809 in contemporanea con un’offensiva austriaca nel sud Tirolo. Dappertutto la gente, sventolando i vessili di san Marco, assalì gli uffici finanziari dandoli alle fiamme, distruggendo i famigerati “quadernetti di riscossa” (quinternetti), cioé i registri dove venivano segnate le tasse pagate, le ipoteche, ecc.. malmenando gli impiegati e ammazzando quelli considerati notoriamente filo francesi. “
Ecco cosa successe a ridurre alla disperazione nera milioni di Veneti.
Tratto da: l’ULTIMO RUGGITO di A. Kozlovic (il territorio vicentino dopo san Marco) nel vol. “DA CAMBRAI A CAMPOFORMIO edito dall’Ass.ne “Armigeri del Piave”.