IL MARXISMO E LE INSORGENZE, COME VIENE LETTO IL FENOMENO.
“liberté fraternité egalité / io arrobbo a te, tu arrobbi a mme”
Massimo De Leonardis
Nella visione marxista le “Insorgenze” sono sostanzialmente un episodio della lotta di classe. La rivoluzione francese è per eccellenza la rivoluzione della borghesia; il popolo vede deluse le sue speranze di progresso sociale, comprende che i nuovi padroni, i borghesi, sopratutto se “nouveaux riches”, sono assai più avidi dei vecchi, i nobili, e che la nuova organizzazione socio-economica sarà assai più dura della vecchia per le classi popolari.
Non essendo ancora sufficientemente illuminato sui benefici del socialismo. il cui sol dell’avvenire emana ancora solo i pochi bagliori dell’aurora, il popolo si aggrappa al vecchio regime, lasciandosi strumentalizzare dai nobili e dal clero reazionario.
E’ inneganile che il popolo percepì istintivamente che le repubbliche giacobine erano anche una grande ruberia a favore dei nuovi padroni borghesi, tanto che a Napoli si diceva ” Chi tiene pane e vine ha da essere giacobine” e si cantava “liberté, fraternité egalité / io arrobbo a tte, tu arrobbia a me” (molto attuale in Italia oggi, nota mia), che a Milano diventava “Liberté, fraternité egalité / i Franzes in caroccia e nu a pé”.
Ma la motivazione prima delle insorgenze non fu di carattere economico sociale, ma religioso in senso controrivoluzionario, come è dimostrato dalla stessa spontaneità ed immediatezza della maggior parte delle insorgenze, che scoppiarono prima che il popolo potesse constatare il peggioramento delle sue condizioni e comprendere la falsità della promessa redenzione.
nota mia: in effetti molte rivolte si scatenarono al momento dei “furti sacrileghi” degli oggetti sacri ed ex voto nelle chiese, delle spoliazioni delle statue dei santi. esempio classico la rivolta di Lugo in Romagna.
Quando le truppe francesi mossero dalla costa francese nell’aprile 1796 verso la Liguria, invadendo poi in successione Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia, Tirolo, Carinzia, ecc., fu tutto un susseguirsi di sanguinose rivolte popolari, cittadine e contadine, che poi dilagarono al Sud, quando i Francesi vollero prendere il resto dell’Italia.
Negli anni che andarono dal 1796 al 1814 di contarono oltre 60.000 morti e innumerevoli feriti, interi paesi incendiati, chese distrutte, monasteri presi d’assalto. Ovunque, le comunità di contadini, di valligiani, delle città invase, non aspettavano che si muovessero gli eserciti degli Stati Cristiani ed aristocratici, si armavano di forconi e di fucili e marciavano contro le truppe giacobine. Ovunque il popolo aggrediva i reparti francesi che portavano la rivoluzione laicista, cioè il Nuovo Ordine Mondiale teorizzato nelle logge massoniche e dalle società di pensiero liberali e illuministe. A fine ‘700 fu distrutta, così, la nostra Civiltà, la Veneta Serenissima Repubblica e l’intera Europa Cristiana, per sostituirla con il sistema “liberal-democratico”, basato sulla “uguaglianza ideologica” e sui “diritti umani” (delle minoranze ideologiche).
Barcollavano i popoli europei sulle ceneri degli Stati Cristiani e della Chiesa Cattolica. Questo processo di scristianizzazione trovava compimento con le due guerre mondiali, volute dalla Massoneria mondiale, con la spartizione del mondo voluta dai nuovi padroni: Roosvelt, Churchill, Stalin.
La sinistra non sa spiegare, in realtà, perché ogni popolo, guidato il più dalle volte dai suoi parroci, dai Vescovi (come nelle Pasque Veronesi), dai suoi preti cattolici, si sia fatto massacrare per difendere gli Stati Cristiani, mentre non abbia mai voluto saperne di Municipalità e di Governi liberali, che poi portarono le ideologie di destra e di sinistra. La spiegazione è semplice; i popoli europei erano cristiani e tali volevano rimanere. E forse oggi è destino che i popoli europei ritornino cristiani e cattolici nell’Europa Occidentale, ortodossi nell’Europa Orientale.