IL MAZZOLAMENTO: LA TERRIBILE ESECUZIONE DI NOBILI VENEZIANI
Siamo alla fine del Medio Evo: ancora per casi di delitti efferati vigevano pene esemplari anche per la crudeltà dell’esecuzione. La giustizia veneta man mano abbandonò la pratica di simili esecuzioni, tanto da arrivare a fine del Settecento con un dibattito di grandissimo livello, per abolire formalmente, non solo nella pratica, il supplizio della corda e addirittura la pena di morte. Poi arrivò Napoleone a portarci la civiltà della ghigliottina….
Qui riprendo il brano, dato che è interessante per almeno tre aspetti: dal lato storico giuridico, ma anche come esempio della severità con cui si reprimevano le ribalderie e le prepotenze di qualche aristocratico verso il popolo, e infine anche come interessante ricerca linguistica per quanto riguarda la nostra “lengua mare” , lingua madre, il veneto. Passo la parola allo storico del diritto Edoardo Rubini:
Riguardo al Mazzolamento , bisogna esprimere non poco stupore per l’assurdità di questa tecnica di esecuzione e per il largo uso che se ne fece; difficile dire perché e quando fu introdotto, tuttavia è documentato a partire dal Trecento. il termine veneziano che indica questo modo di uccidere è descopàr , che nel veneto odierno è diventato copàr , equivalente all’italiano accoppare.
La sua radice etimologica potrebbe corrispondere a copa, cioè “nuca” corrispondente al “caput” latino; così appare incerto il discrimine tra descopar e la decapitazione intesa come taglio della testa (che a Venezia si eseguiva con la spada).
Si deve al Momenti la lettura del termine descopar nell’accezione di mazzolamento: essa trova appoggio nella descrizione offertaci da un codice quattrocentesco, le cui miniature illustrano eventi celebri… Una di esse mostra un uomo disteso prono, leggermente inclinato, le mani legate dietro la schiena, il collo trattenuto da due tavole orizzontali; davanti a lui un altro condannato, mentre al suo fianco vi è il boia in procinto di sferrare un colpo, ricurvo in avanti, mentre brandisce un grosso martello.
Dalle cronache del Sanudo traiamo abbondanti notizie sul “descopar”. il 20 settembre 1513 l’inflessibile Consiglio dei Dieci, sentenziava la fine di un gruppo di giovani patrizi che avevano seminato il terrore tra il popolo, con aggressioni, violenze e furti. Uno dei Capi del Consiglio, accompagnato da un Avogador (rappresentante la pubblica accusa), si recò dai prigionieri ad annunciare il loro verdetto e quando spiegò loro che sarebbero stati descopati, “essi rimasero come morti, e in zenochion suplicarono: signori! Ameno ne sia tajà la testa!
il 22 seguente, all’ora solita, la nona, al suono della campana, la piazzetta era gremita di gente; dal P?alazzo, visto l’affollamento, uscirono parecchi “zaffi” (guardie, sbirri); infine accompagnati dalla confraternita di san Fantin, apparvero i condannati, vestiti con una camicia e una tela nera, la testa coperta da una cuffia, i piedi scalzi; baciarono i parenti e prima di morire, domandarono perdono a tutti; quel giorno solo Lorenzo Polani venne impiccato, altri quattro gentiluomini subirono i fatidici colpi alla nuca. L’ultimo, Baldissera Molin, giovine ben piantato, crollò sotto i colpi inferti, ma non morì, tanto che si volte col capo ad assistere alla impiccagione del Polani, costringendo il carnefice a tornare sui suoi passi, per finirlo…
Il popolo assistette in silenzio, approvando la condanna ma uscendone frastornato. Tanto che il Sanudo scrive: “Et compita questa justitia, tutti li piacque, ma si dolseno de la morte di tal zoveni, massimo di zentilhomeni”.
C’è una lunga description di un mazzolamento a Roma nel Conte di Montecristo di Alessandro Dumas. Il boia da un colpo di clava sulla testa del criminale e poi lui taglia la gola.
Fu mai utilizzata la ghigliotina a Venezia durante l’occupazione francese tra il 1806 e il 1814 ???
La ghigliottina non fu utilizzata a Venezia, ma fu messa in un carro, nel 1809, durante le Insorgenze e spostata di paese in paese per terrorizzare le popolazioni della Venetia di terra. Oltre alle fucilazioni furono eseguite condanne a morte a mezzo ghigliottina. Mi pare ne dia notizia anche Mario Agnoli nel suo “Le pasque veronesi”