LA FUCILAZIONE PER GLI “UNTORI” ANCHE A VENEZIA
Venezia era celebre anche per la misericordia delle sue leggi, e la pena di morte, dati alla mano, era una eccezionalità rispetto alla media degli altri stati. Ma il governo veneto era implacabile contro chi violava le leggi della sanità, per tutelare al massimo la salute pubblica. Ecco cosa scriveva lo studioso Edoardo Rubini sulla pena della fucilazione in “Giustizia Veneta”:
La fucilazione rivestì anch’essa carattere residuale, essendo talora disposta dai Provveditori alla Sanità. Deputata innanzi tutto alla prevenzione delle epidemie, questa magistratura dava applicazione a una fitta trama di misure predisposte dalla Serenissima per proteggere la popolazione e deteneva la giurisdizione su chi avesse messo a repentaglio la salute pubblica, poniamo, per essersi impossessato di beni posti sotto sequestro, non decontaminati dal morbo. Dai registri dei giustiziati emerge che nel Settecento furono giustiziati (moschettati) il più delle volte davanti agli uffici dei Provveditori – i trasgressori di queste ferree misure di igiene.
Il moschetto, entrato in uso nel secolo precedente, era un’arma da fuoco simile all’archibugio, ma più pesante e si poggiava su una forcella piantata sul terreno. qsta pratica, può spiegarsi con l’esigenza di evitare al massimo, durante l’esecuzione, il contatto fisico con le persone, o cose sospettate di contaminazione.