IL “NESSIE” DI ARQUA’. Una fiaba veneta da raccontare ai nostri bambini.
Come sempre mi appassionano le leggende e ce n’è una che considero molto bella……
Il Lago della Costa che si trova nel valle di Arquà Petrarca, oggi alimentato da una sorgente termale; sembrerebbe che prima del 1000 in questo posto non ci fosse un lago, bensì un monastero, governato da un priore tiranno ed avaro.
Una notte d’inverno con molta neve ed un terribile freddo bussa alla porta un mendicante, ma il priore ordina di non aprire.
Martino, il frate più giovane pregò e convinse al priore di accedere ad aiutare al povero: gli fu dato un pane raffermo e comunque gli fu negata l’ospitalità.
In piena notte Martino, preoccupato per il povero fuori alle intemperie, decide d’uscire dal convento e cercarlo; lo trova seduto intirizzito vicino al muro dello stesso convento, lo invita ad entrare e gli da ospitalità con tanto di vivande e un buon letto per dormire.
All’alba lo sveglia e lo conduce fuori prima che tutti i frati, soprattutto il priore, si rendessero conto che era stato ospitato nonostante la proibizione.
La notte successiva ritorna il mendicante e bussa un’altra volta ma il priore decide che nemmeno gli fosse dato un po’ di pane raffermo.
Martino, questa volta esce con la propria coperta per aiutare il povero; ritornando indietro si trova che la porta del convento era chiusa e che non poteva rientrare, qualcuno l’aveva chiusa a chiave.
Chiamò i confratelli però tutto fu invano.
In quel momento il povero lo prende e lo porta via con lui con la scusa di cercare un altro ricovero.
Quando si trovavano ad una certa distanza dal monastero, improvvisamente il tutto venne inghiottito da una voragine e si alzano colonne d’acqua bollente, alimentata dagli inferi.
Come fosse un mostro che lo avesse inghiottito!
Martino spaventato volle guardare, ma il mendicante lo rassicura, ed allo stesso tempo gli impedisce di voltarsi dicendo che con lui se ne era andato l’ultimo alito di carità dal convento.
Iprovvisamente il mendicante si trasfigurò, divenne luminoso e sparì.
A partire da quel momento un terzo dell’acqua del lago di Arquà è solforoso e così profondo che mai si è potuto toccare il fondale.
Che sia vero o falso non si sa, sempre nelle leggende c’è qualcosa di certo, l’importante è non perdere le nostre tradizioni e leggende che fanno parte della nostra Storia.