IL NOBILE VALIER FA TESTAMENTO A FAVORE DELLO STATO CHE LO GIUSTIZIA
A prendere in mano un libro di storia veneta, scritto da persone che hanno scavato per anni negli archivi, a volte si resta senza parole per gli esempi di grande moralità e senso del dovere che si palesava anche in persone che avevano sbagliato e che per questo erano chiamate a pagare con la vita per i loro errori. Un esempio eclatante ce lo fornisce il Nobil Homo Gaspare Valier.
La sua condanna suscitò grande scalpore: le sue cospicue risorse non lo avevano distolto dal proposito di arricchirsi illegalmente con il contrabbando, al punto di eliminare un tale Rocco, funzionario del fisco a Treviso. Alla notizia dell’arresto si muove una processione di personalità ad implorare di risparmiargli la vita.
Ecco il patriarca Antonio Contarini congedato sbrigativamente da Decenviri (lo fu mandato via dizendo: le deliberationi de lo Consejo dei X si conveniva eseguir). Ed ecco, qualche tempo dopo, i tre Avogadori de Comun (i pubblici ministeri di allora) che vengono redarguiti e spodestati (non siate più degni di questo Magistero, perhò (perciò) levateve suxo.. e fu preso di privarli in perpetuo di far li avogadori .. e vien dito pocho (e mancò poco) che fussero banditi. )
Ciò nondimeno il reo, giunto il dì funesto, mantenne un contegno lodevole, “So a tuti vui ve despiaze la mia morte- dice alla folla – vi prego preghé voi per mi.”
Sul suo testamento non manca di fare un lascito allo stato, a titolo di indennizzo.
Ditemi voi se si può parlare di “oligarchia tirannica”, o di diffondere libri pseudo storici che cercano di infangare un lascito morale per noi veneti contemporanei, unico al mondo. Pari alle innumerevoli opere d’arte frutto di una società armoniosa e giusta come poche neli secoli. Questo episodio poco conosciuto ne è l’esempio perfetto.
Episodio tratto da “Giustizia Veneta, prima edizione. Di Edoardo Rubini