Il primo ministero della pubblica istruzione
di Antonella Todesco
Presso la chiesa di San Giovanni di Rialto, la Repubblica aveva aperto un istituto dove i patrizi insegnavano a “chi voleva imparare virtude et farsi dottissimi senza andar a studiar a Padoa”. In questo istituto, nel 1494, vi teneva pubbliche lezioni Antonio Cornaro ma numerosi furono i nobili che ambivano all’insegnamento sebbene ardue fossero le materie che dovevano essere insegnate rigorosamente in latino.
Altri trasformarono in scuole i loro palazzi come Trifone Gabriele (1470-1549) chiamato il Socrate veneziano, che teneva lezione nelle sue stanze, come pure Almoró Barbaro che apriva agli studenti le porte dei suoi palazzi a San Vidal e alla Giudecca.
Fioriva intanto, così da diventare il convegno delle genti più colte del mondo, l’Universita di Padova, giunta “per la Dio gratia in bona perfection”, come scriveva il Sanudo nel 1493.
Le umili case, disperse per le vie di Padova, dove si tenevano le lezioni furono abbandonate e la Repubblica convertí in “palazzo della sapienza” la casa dei Papafava, in contrada Santa Martina, che era già stata a suo tempo trasformata in un magnifico albergo “hospitium magnificum”, all’insegna del bue, il bó.
Da qui lo studio fu poi chiamato il Bó. I lavori nel palazzo continuarono fino al primo anno del XVII secolo, anno in cui l’edificio apparve compiuto nella decorazione architettonica che ancora in parte conserva e che possiamo ammirare a lato.
Passato il turbine della Lega di Cambray che aveva desertificato le scuole, la Repubblica istituí, nel 1516, i “tre riformatori dello studio”, una sorta di ministero dell’istruzione pubblica di cui, a quei tempi, non si trovava esempio in nessun stato d’Europa. Oltre alla cura di sovrintendere all’Università, di nominare i docenti e assegnare gli stipendi, i riformatori ebbero la vigilanza sulle scuole, sulle gallerie e i musei di tutto lo Stato Veneto.
tratto da” storia di Venezia” Molmenti