IL PRINCIPE GUERRIERO PADOVANO E IL SUO STALLIERE
Mi è capitata tra le mani la rivista Archeo e vi ripropongo l’articolo dedicato al guerriero venetico sepolto con un ricco corredo, assieme al suo servo adolescente e al giovane cavallo da quest’ultimo accudito. Sorte terribile che accumunò il ragazzino e il destriero uniti nella tomba, certamente non per loro volontà. Ma tra i Celti succedeva anche di peggio, in fatto di sacrifici umani. Ecco un aspetto oscuro anche nel paganesimo.
La scoperta straordinaria risale al 1976 durante gli scavi di una necropoli paleo veneta, localizzata a San Gregorio vicino alla Stanga di Padova. Fu rinvenuta la più ricca tomba mai trovata nel territorio degli antichi veneti, datata al VI secolo a.C.
Le ceneri del defunto erano poste in un vaso di ceramica, inserito a sua volta in un vaso di lamina bronzea, con coperchio sbalzato. Intorno,sovrapposti in due piani, ben 50 vasi ceramici, spille per fissare le vesti, anelli, pendagli e un cinturone; una serie di vasi per i consumo del vino, con secchielli, tazza, colini, coppe su piede alto.
Vi erano anche gli spiedi per la cottura della carne, coltelli, alari e molle da fuoco usati nell’ultimo sontuoso banchetto funebre; infine una serie di armi e “insegne di comando” in bronzo, del tutto insolite per l’epoca.
La carriera politica e militare del principe era l’epilogo di una dinastia fondata da Tival Bellen capostipite, al quale era dedicato un ciottolo di porfido sepolto ritualmente al centro della necropoli. Purtroppo non sapremo mai il nome del suo discendente dato che mancava qualsiasi riferimento. Padova intanto stava trasformandosi in città-stato, retta però da un governo assembleare di nobili (scommetto che vi ricorda qualche cosa…).
Ai margini nord orientali del tumulo di terra che copriva i resti e il corredo del Signore, un’altra scoperta sconvolgente: lo scheletro di un giovinetto, dell’età di 16-20 anni sepolto assieme a un cavallo. Entrambi sacrificati, il cavallo per mezzo di una mazza munita di una punta che gli perforò la parte frontale del cranio, che il ragazzo aveva invece fracassato.
Gli studiosi hanno dedotto fosse uno stalliere che accudiva il quadrupede, epr conto del guerriero. Destinati a seguirlo per continuare il loro servizio anche nell’oltretomba. La sepoltura dei cavalli era una pratica assai diffusa nel Veneto di allora e proseguì fino in epoca romana. Le deposizioni contestuali di equini e umani sono invece assai rare.
Sunto dell’articolo comparso sulla rivista Archeo nr 3 del 2013
Te ga piasesto? faeo girar e.. te pol dar na man diventando sponsor del blog clicando su in alto a destra. No metemo publicità ma… contemo sul vostro contributo, grasie!