il problema dei “cingani” nella Seremissima
Di Edoardo Rubini
E’ vero che la Veneta Serenissima Repubblica faceva grande affidamento sulla capacità di reazione dei sudditi stessi contro il crimine. Già, i sudditi.
Si potrebbe già evidenziare questo primo aspetto: nella vecchia Repubblica aristocratica, i cittadini sono chiamati “sudditi”, ma detengono le armi, si identificano con lo Stato, nel suo nome fanno Giustizia.
Nell’attuale sistema sedicente democratico, i sudditi sono detti “cittadini”, ma non solo sono disarmati davanti al crimine: addirittura il sistema sedicente democratico non li protegge e se provano a difendersi da soli li manda sotto processo per tentato omicidio.
Un altro aspetto, di carattere storico, riguarda la previsione della non punibilità – sotto san Marco – per chi avesse offeso o ucciso sti zingari che risiedevano nello Stato senza permesso.
Qua contano questioni pratiche: la Serenissima ospitava decine di etnie diverse. Solo contro gli Zingari c’era questa sorte di tolleranza zero, dovuta al fatto che qualsiasi altro strumento preventivo si dimostrava inefficace contro gente dedita al crimine come fenomeno atavico.
Ancora, si ricordi che nelle sue leggi, le magistrature penali, che ricevevano le lagnanze delle comunità rurali delle Venetiae, richiamavano i propri Rettori a non concedere neppure permessi di sosta provvisori e a dar corso senz’altro ai provvedimenti repressivi (quello normale sarebbe stato la condanna al remo di galera), perché la gente comune era esasperata dai crimini degli zingari, da cui non sapeva come difendersi. Per i dettagli si consiglia la lettura del libro:http://www.filippilibreriaeditrice.com/?p=525 “S
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