IL SECONDO MANIN, CHE FECE RISORGERE LA LIBERTA’ VENETA PER UN BREVE ATTIMO
Di Millo Bozzolan, veneto marciano.
Nel 1848 Daniele Manin e Niccolò Tommaseo vengono liberati dal carcere e portati in trionfo tra la folla di piazza San Marco. Dipinto di Napoleone Nani esposto a Venezia nel museo della Fondazione Querini Stampalia.
I moti del 1848 capitanati nella nostra Capitale dal Manin, fan discutere ancora molto. Ambienti tradizionalisti, e “austriacanti” d’oggi, lo vedono come il fumo negli occhi, il povero Daniele, uomo invece generoso, integerrimo, di Fede repubblicana ù8e non poteva essere altrimenti, data la sua origine veneziana); infatti morì in povertà, in esilio, non volendo rientrare in una Patria che con i Savoia, era stata unita conculcando le antiche libertà dei popoli italiani. Peggio ancora, nata con il programma “di fare gli italiani” e cioè negare le antiche tradizioni e autonomie che aveva reso grande il Bel Paese di un tempo.
Ma chi si batteva nella Venetia del tempo, a Vicenza, come a Venezia (alla cui difesa parteciparono volontari della Terraferma) sognava un’ Italia unita ma federale, come era nella sua natura, e come ancora oggi sarebbe necessario fosse. L’Italia, legata nella camicia di forza di uno stato oppressivo, centralista, sanguisuga da sempre, e quindi soffocante e odioso, è destinata a una agonia lenta in una metastasi continua. Uno stato senza identità non può reggere.
Nel 1848 Daniel Manin e Niccolò Tommaseo vengono liberati dal carcere e portati in trionfo tra la folla di piazza San Marco. Dipinto di Napoleone Nani esposto a Venezia nel museo della Fondazione Querini Stampalia.