Il senso del dovere
Tra i più grandi ambasciatori che ha avuto la Repubblica di Venezia, in un momento storico molto delicato, troviamo Giovanni Correr (1533/83): figlio di Angelo Correr quest’ultimo godeva di una eccellente reputazione nell’ambito dell’Amministrazione veneziana e ostentava anche il carico di capitano a Verona e a Treviso, la madre era padovana, Paola Vallaresso.
Possiamo affermare che la vita di Giovanni era al servizio completo della Serenissima: durante i vent’anni della sua attività diplomatica non ha avuto un momento di riposo.
Tutte le ambasciate di quel tempo erano importanti però a Giovanni Correr lo mandarono negli Stati più conflittivi, dove era necessario mantenere la pace a tutti i costi, l’equilibrio necessario per poter fare alleanze fondamentali nel momento in cui i turchi invadevano Europa e pochi sovrani erano disposti a vedere il pericolo, occupati in guerre religiose e aumentare i territori dei Regni a discapito di altri.
Giovanni è mandato al Ducato di Savoja (1563), cercando la neutralità come unica soluzione dopo della guerra che aveva sofferto il Duca; successivamente lo mandano in Francia con lo stesso progetto, Venezia non poteva sopportare altre guerre.
Nel 1569 è membro del Senato nello stesso anno lo mandano in Germania dove il Correr si rende conto che Massimiliano ha seri problemi provocato dallo Scisma della Chiesa.
Nel 1575 fu eletto Bailo di Costantinopoli, viaggia insieme a Jacopo Soranzo ambasciatore straordinario presso la Corte di Murad III. Il suo incarico è fino il 1577 il suo sucessore fu Nicolò Barbarigo.
Nel 1578 fu eletto savio del Consiglio X e nello stesso anno lo mandano a Roma e nel 1581 fu eletto, assieme a Giovanni Michiel, Giacomo Soranzo e Paolo Tiepolo ambasciatore dell’Arciduchessa Maria d’Asburgo. Lei ed il figlio viaggiano attraversando lo Stato venetoper andare in Spagna.
Nel 1582 ha l’ordine di riformare l’Ateneo padovano; Giovanni Correr era profondamente cattolico però sapeva l’importanza di permettere che professori e studenti stranieri potessero accedere all’Università godendo di certa libertà.
Viene rieletto savio del Consiglio X però si sentiva “infermo in corpo” fa testamento 18 giorni prima di morire con solo 50 anni.
Una sola persona era responsabile del destino di uno Stato…magari ritornassero uomini così disposti a tutto per salvare la Nazione.