IL VENETO COME LINGUA DELL’ADRIATICO E OLTRE
Quando l’egemonia di Venezia, dopo essersi fatta strada su tutte le altre precedenti e contemporanee, comincia una lenta ritirata davanti ai Turchi, il veneziano lascia in eredità alle lingue del bacino orientale del Mediterraneo, parole legate indissolubilmente alle comuni esperienze.
Persino quanto resta dei portolani greci, dimostra la quotidiana consuetudine dei marinai di Bisanzio – che pure avevano alle spalle una antica tradizione -con gli equipaggi veneti: l’intrusione frequente in questi manuali dell’elemento romanzo, senza alcuna traduzione o spiegazione, rivela l’uso esteso e consolidato delle forme linguistiche irradianti da Venezia.
Nel turco, nell’arabo moderno egiziano o magrebino, ma sopratutto nel greco e nel croato della Dalmazia, dell’Istria, numerosissimi sono i termini del lessico nautico riconducibili al veneziano. si individuano tuttora in queste lingue termini veneti per indicare il tipo di imbarcazioni, delle loro attrezzature, delle manovre di navigazione, di spetti del paesaggio marino, della pesca, dei venti ed aanche di alcune caratteristiche della vita sociale ed individuale.
Oltre all’attività dei veneziani sul mare, agì il prestigio del mitico Arsenale, i cui “marangoni” svilupparono capacità tecniche ed efficienza inusitate all’epoca. …
L’ammiraglio veneziano Cristoforo da Canal, sostiene in una sua opera (MILIZIA MARITTIMA da cui abbiamo tratto le illustrazioni), l’insostituibilità della progredita terminologia tecnica marinaresca di Venezia, a metà del Cinquecento. Compaiono interessanti distinzioni tra lessico levato in Levante e quello di Ponente:
– Catene, o vero traversetti come s’usa in Ponente.
– Compagni, tra questi entreranno quegli huomeni che noi compagni et i Ponentini nocchieri sogliono addimandare.
– Gittar da brazzo: volger la vela ora da l’uno ora dall’altro lato e da’ Ponentini far il carro.
Sono giunte fino a noi alcune copie cinquecentesche di quei libretti di appunti di mestiere, compilati sotto la guida dei proti dell’arsenale:
“Questa he la mexura de la gallia de Maistro Thodoro ditto Bissom …
Prima xe longa de erto passa vinty do. Et ha la boca pie vinti doa e mezo. Et averze, pie do erto la cholomba, pie dieze e mezo e deu uno… (etc)”
Con questi dati si potrebbe ancora oggi costruire in maniera perfetta una galea d’epoca, e non meraviglia quindi apprendere che anche la terminologia degli squeri dalmati ancora oggi riconosca un consistente apporto di origine veneta.
Libero riassunto da un saggio di Flavia Ursini.