LA BIBLIOTECA MARCIANA, COME NACQUE, NELLA CITTA’ DI MANUZIO.
Di Charles Diehl… E’ inevitabile il confronto tra il livello intellettuale della classe politica “democratica” che ci governa oggi, e quello degli “aristocratici” che detenevano il potere allora. Un governo dei “migliori” che anche nella difesa e nella pratica della cultura trovavano la legittimazione del potere che detenevano. La biblioteca marciana, aperta al pubblico, ne fu un esempio. (ndR.)
Intorno al 1495 Aldo Manuzio fondava nella città la celebre tipografia che, per tutto il corso del XVI secolo, pubblicò le sue famose edizioni, capolavori dell’arte tipografica.
Accanto alla stamperia aldina, altre venti diffondevano in Italia tutte le opere… Dal 1473 la repubblica aveva deciso di costruire, per contenere le ricchezze cedutele dal Cardinal Bessarione, una vasta biblioteca pubblica; fu eretta soltanto nel 1536, grazie alle cure di Sansovino. fu la biblioteca Marciana, che, da allora in poi non smise di accrescersi per via di nuove donazioni.
Anche i privati possedevano delle biblioteche degne di ammirazione. Quella di Aldo Manuzio contava circa 80.000 volumi; quella del Cardinale Domenico Grimani, del Cardinal Bembo, di Marin Sanudo non erano meno meno note.
E in modo del tutto naturale, tali asili di scienza diventavano un luogo d’elezione dove si incontravano gli eruditi e i sapienti… Ben presto, sotto gli auspici di Ermolao Barbaro e di un Aldo Manuzio nascevano delle autentiche Accademie italiane… Pietro Bembo faceva di Venezia e di Padova due centri di cultura latina ed italiana.
Per i suoi saggi, i suoi eruditi, i suoi scrittori, Venezia era quasi altrettanto famosa, nel XVI secolo, di quanto lo era per i suoi pittori, e alla gloria della sua politica, dei suoi diplomatici, dei suoi amministratori, aggiungeva, non senza eleganza, l’ornamento delle cose dello spirito.
da “La Repubblica di Venezia”.
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