La fanteria nazionale veneta, il reclutamento.
Da novembre a gennaio il territorio veneto era percorso dalla Compagnia di Leva, incaricata di ingaggiare (con ferma di sei o nove anni) volontari dai 16 ai 40 anni e con statura minima di 1,62 metri Benché fosse vietato, i reclutanti ricorrevano a lusinghe e ad ubriacature e spesso finivano arruolati gli scarti della società. Bisogna considerare che la paga era miserrima, e veniva per molta parte trattenuta per coprire le spese di vitto e vestiario. Per i reclutatori il guadagno annuale era di circa 350 euro (in valore attuale) per ogni milite ingaggiato.
Le reclute erano portate sotto scorta di cavalleria (i cappelletti) alle caserme di Santa Maria Elisabetta al Lido. Qui venivano registrati “sbandati”, sommariamente istruiti, presentati al colonnello. Poi erano imbarcati per i depositi sussidiari (Fusina e Castello di Padova per la Terraferma, Zara e Corfù per Dalmazia e Levante), da dove marciavano sotto scorta verso la destinazione finale. Ma le diserzioni erano continue. Nella Forza di stanza in Terraferma nel 1707-9 su 10-12.000 soldati ne disertavano in media 100 al mese.