LA GIUSTIZIA AMMINISTRATA EQUAMENTE, IL SEGRETO DI VENEZIA.
Lo storico illustre Frederic C. Lane, così ci descrive la Giustizia veneta, applicata a Nobili, e cittadini dello stato in maniera imparziale, tanto che anche i contemporanei ne furono colpiti :
Venezia mantenne altresì la buona reputazione guadagnata nei secoli precedenti per l’equa amministrazione della Giustizia. Nobili e plebei avevano in tribunale lo stesso trattamento. Verso la fine del Cinquecento il Bodin, campione francese del regime monarchico, considerava Venezia, in generale, un esempio di aristocrazia, tuttavia diceva di essa: “L’offesa recata da un gentiluomo veneziano all’ultimo abitante è punita con molta severità; sicché a tutti ne viene grande dolcezza e libertà di vita, che sa più di libertà e regime popolare che di governo aristocratico”.
I ricchi naturalmente potevano assoldare avvocati più bravi, come in una qualsiasi società capitalistica, ma per difendere gli imputati troppo poveri per pagarsi un legale, ne veniva sorteggiato uno d’ufficio (tra i più prestigiosi del foro n.d.R ) tra quelli autorizzati ad esercitare l’avvocatura a Venezia: e il Doge nella “promissione” pronunciata all’insediamento, si impegnava ad assicurare che fosse resa giustizia in egual modo a tutti… sta di fatto che i tribunali veneziani godevano generalmente di un’ottima reputazione di imparzialità, di cui abbiamo un eco persino in Shakespeare …
Un governo basato sul metodo di favorire interessi di pochi ( questo sarebbe un vero governo oligarchico n.d.R.) sarebbe diventato fonte di corruzione, se non avesse avuto a guidarlo una concezione del bene comune. In pratica la lunga stabilità dello stato veneziano, poggiò sull’attenzione dovuta dai governanti sia agli interessi particolari sia al bene della città e dello stato.