la moglie di Tiziano
di Theusk
Tiziano Vecellio, nacque a Pieve di Cadore intorno al 1477. Arrivato a dieci anni a Venezia, ch’egli ritenne sempre casa sua, ebbe protezione da parte di imperatori, amicizie di re e di principi ma rimase fedele alla Repubblica di cui si dichiarava servitore.
Sebbene la sua vita sia ampiamente conosciuta non si hanno invece molte notizie sul suo matrimonio e sulla moglie di nome Cecilia. Alcuni documenti scoperti verso la fine dell’800 ci fanno assistere alle nozze del pittore e ci rivelano un po’ della sua intimità domestica con l’evidenza di un quadro da lui dipinto.
Il 25 ottobre 1550, mentre il pittore si trovava ad Innsbruck, il dottor Pietro Assonica, suo segretario, presentava a Venezia, al Magistrato dell’Esaminador, un’istanza affinché fossero ascoltati alcuni testimoni per provare che, nel dicembre del 1525, Tiziano aveva preso come sua legittima sposa, donna Cecilia.
Da un documento in cui si parla dell’uccisione di tal Luigi da Cipro, servitore del pittore, si rileva che nel 1515 egli abitava “In confini Sancti Pauli in domibus de ka Trono” essendo andato ad abitare ai Biri (San Canciano) soltanto nel 1531, dove morì, quasi centenario il 27 agosto 1576.
Nella casa di San Polo vivevano con lui il fratello Francesco e Cecilia figlia del “quondam ser aló de maistro Jacomo Barbier de Perarol de Cadore” la quale doveva essere andata a vivere con lui come governante o “mammola” usando un termine di allora e vocabolo che si trova spesso nei documenti con il significato di “concubina” anche se riferito ad oneste massaie…
Questo amore per l’alpigiana, forse iniziato nel 1520, e che aveva portato alla nascita di due figli, Pomponio e Orazio, è come perduto nell’ombra.
Quando nel 1525 Cecilia si ammaló gravemente nacque in Tiziano il desiderio di fare benedire da Dio la sua unione e ne parló al fratello Francesco.
A noi è pervenuto il breve dialogo:”Francesco, io voria spoxar Cecilia…nostra de casa, per respecto che ho due figli maschi con lei, la qual è inferma, a ció le siano legittimi”. La risposta del fratello fu la seguente:” Mi son contento et mi meraviglia che sie stato tanto a farlo. Questa è bona opera, et ve exorto ch’el debiate far al presente”. Francesco quindi si recó da don Paolo, prete a San Giovanni Novo e dal fratello di lui Geronimo, pittore “El quale era putto allora de ani quindese incircha”. Si reca poi dall’orese (orefice) Niccoló la cui bottega all’insegna “della Croxe” (croce) si trovava a Rialto e da ultimo, da mastro Silvestro, tayapiera (tagliapietre) a San Silvestro ” e tutti li conduce a casa di Tiziano”.
“Io come sacerdote fici le parole in similibus necessarie” disse dopo 25 anni ai giudici dell’esaminador, prete Paolo che benedisse il matrimonio. E Francesco Vecellio aggiunge:”Dicta Cecilia in lecto, presenti tutti li sopra nominati et cusí con alegreza cenassemo tutti insieme quella sera.”
Cecilia guarí, visse ancora cinque anni e rese lieto il talamo legittimo con due bambine, una morta in tenera età e l’altra, la bella Lavinia.
Tiziano ritrasse forse le gioie della maternità e la sua sposa nelle sembianze della “Madonna del coniglio” ora esposta al Louvre.(foto sotto)
La morte della moglie (forse di parto), addoloró profondamente il pittore che non pensó più a nuove nozze e chiamó dal Cadore, per fare da madre ai suoi figli, sua sorella Orsa, la quale, dopo essere rimasta da lui vent’anni, morí nel marzo del 1550.
Tiziano non ebbe grosse soddisfazioni dal primogenito Pomponio che, con orge e dilapidazioni, macchió la veste sacerdotale, ma fu però felice nell’affetto degli altri due figli: Orazio (non mediocre pittore) e la diletta Lavinia, sposa nel 1555 di Cornelio Sarcinelli di Serravalle.
liberamente tratto da “Venezia nella vita privata” di P.Molmenti