la chiesa attuale dell’isola, oggi cimitero di Venezia
Sembra che l isola di San Michele iniziò ad essere chiamata cosí sin dall’anno 900, quando vi sorse una modesta chiesetta dedicata all’ omonimo Arcangelo .
Nel 1212 un tal Buono, prelato di Torcello, concesse in dono la piccola isola ad un monaco di nome Lorenzo che, con altri due confratelli Camaldolesi dell’ ordine di San Benedetto, vennero a prendervi dimora.
Nel tempo le sostanze del monastero crebbero e venne elevato a Priorato e poi ad Abbazia e fu sempre retto da abati pii e dottissimi tra cui Paolo Venier che donò al convento le sue sostanze e stabilí tra i monaci la pietà e la perfezione cenobita.
Tra i frati più illustri ospitati nel monastero vi fu Matteo Girardi, che divenne in seguito Patriarca di Venezia e poi Cardinale, Fra Mauro autore di quel mappamondo che nel XV secolo fu meraviglia della cosmografia e Mauro Cappellari che nel 1831 fu elevato a Pontefice con il nome di Gregorio XVI.
La biblioteca di quest’ abbazia contava ben 180.000 volumi e 36.000 preziosissimi codici manoscritti, collezione andata dispersa nelle ruberie dei francesi nel 1797.
Oltre ai libri vennero trafugate preziose opere di arte tra cui una trasfigurazione del Giambellino e una Vergine con Bambino di G.B. Cima.
Rimase solo quanto non fu potuto asportare, cioé la chiesa, elegantissima, costruita nel 1469 da Mauro Coducci, la Cappella Emiliana, lapidi, tombe scolpite, il prezioso soffitto della chiesa, alcuni busti e pochissimi libri.
ingresso del cimitero monumentale
Un canale divideva l’isola di San Michiel (pron San Micel) da un altra isoletta: quella di San Cristoforo dove nel 1436 padre Simone da Camerino, eremita agostiniano, ne ebbe dal Doge Foscari l uso per erigervi un ospizio che s intitolò a San Cristoforo della Pace a ricordo della Pace stabilità nel 1454 tra Venezia e Francesco Sforza . Dopo tre secoli di prosperità anche questo ospizio fu sciolto d autorità e l isoletta fu adibita a cimitero e in seguito, tramite l interramento del canale, annessa a San Michiel.
Allontanati anche i Camaldolesi , la loro Abbazia divenne carcere politico (vi furono rinchiusi S. Pellico e P. Maroncelli) e in seguito il cimitero di San Cristoforo si estese anche nel territorio dell ex Abbazia . Attualmente è il Cimitero Comunale di Venezia .
Come ogni anno di questo periodo, mi sono recata ieri nel suddetto cimitero per il consueto omaggio ai cari defunti e mi sono per caso imbattuta in quella che probabilmente dev’essere stata un tempo, una cappella di famiglia, ora parzialmente demolita per facilitare il passaggio tra un campo all altro.
La cappella in questione ospita i resti di Giuseppe e Pietro Bertoja, illustri veneziani che non conoscevo. Giuseppe fu uno dei maggiori scenografi del 1800 della gloriosa scuola veneziana. A soli 15 anni realizzò i disegni per le scene del debutto di “Enrico di Borgogna” del Donizetti e successivamente iniziò una proficua collaborazione con G.Verdi allestendo la scenografia della prima assoluta della Traviata nel 1853 al Teatro La Fenice.
Il figlio Pietro non fu da meno. Scenografo teatrale e fotografo all avanguardia fu anche inventore di nuove tecniche fotografiche e pittoriche.
Al Museo Correr di Venezia, all Archivio Alinari di Firenze e al Museo Civico di Pordenone vi sono ampie documentazioni in merito.