LA PROSTITUTA, NECESSARIA AL BUON VIVERE, COME AMMETTE ANCHE S. AGOSTINO
Anche nel trattare e regolamentare la prostituzione ( una delle attrattive di Venezia), la Repubblica mostra un realismo e un senso pratico che è indubbiamente ammirabile e sarebbe da imitare anche oggi, se non fossimo soffocati dai dogmi delle ideologie moderne, che mostrano di non voler conto di una realtà che accompagna la storia umana fin dalle origini.
Infatti, già dal 1360 si riconosce che le prostitute sono necessarie “agli uomini de ista terra” e quindi si istituisce a Venezia come in altre città ‘il pubblico bordello’ nella zona del mercato di Rialto, ammettendo che il meretricio ha una funzione socialmente utile, come ha sostenuto sant’Agostino e come ribadiva anche Tommaso D’Aquino: la meretrice deve essere tollerata nelle città per evitare un peggior male come la sodomia e l’adulterio. E’ compito di un governo capace e sapiente tollerare le trasgressioni minori dalla morale comune, per salvaguardare i pilastri su cui si reggono le società, quali la famiglia (e il resto).
Viene quindi istituito un quartiere a “luci rosse” nella zona di Rialto (cuore commerciale della città) vigilato da sei custodi armati per evitare risse e schiamazzi alle dipendenze dei Capisestiere. Non solo, per amministrare il tutto si nominano delle direttrici che tengano anche i conti: ad ogni inizio mese devono versare ai Capisestiere gli affitti per le case e le paghe delle guardie. Il quartiere “del piacere” (scusate la rima) viene chiamato Castelletto e le prostitute sono obbligate a risiedervi di notte, al rintocco della campana di san Marco, mentre possono lasciarlo di giorno.
Ma ben presto le meretrici dilagano anche in altre zone anche perché a far concorrenza ai bordelli pubblici nascono “le stue” come è ancora testimoniato dal ‘Campiello de la stua‘ e dal ‘sotoportego de la stua‘ nei pressi del ‘ponte de le tete‘ dove il passante poteva ammirare i seni delle meretrici ben esposti alle finestre . Per non parlare poi delle ‘Fondamenta del Buso‘ in riferimento alle prostitute che vi transitavano per prendere il traghetto. Le “stufe” erano locali privati dove si praticavano massaggi e bagni caldi, oltre che al taglio dei capelli, finivano per soddisfare le voglie sessuali dei frequentatori.
Ma appunto per l’impossibilità di contenere le prostitute nel Castelletto, nel 1460 viene abbandonato e viene istituito il ‘Postribolum Rivoalti‘ grazie al Nobile Primo Malipiero che offre offre i suoi stabili posti nella zona della Beccarie. Il nobile si incarca di tutto: mette due guardie, questa volta disarmate, ce sono due castellani col compito di proteggere da molestie le meretrici. Le ‘professioniste’ potranno uscire dal Castelletto ma mettendo un fazzoletto giallo sul capo, per distinguersi dalle ‘done honorate‘. Ben presto anche i ruffiani dovranno indossare un abito giallo, come le ruffiane.
Ma non basta: dove c’è il meretricio non possono mancare i ‘berthoni‘ (sfruttatori) in sostanza gli amanti delle prostitute che vivevano alle loro spalle… Insomma un traffico enorme, che ben presto dilagherà in tutta la città accompagnato dal gioco d’azzardo in ogni angolo.
C’è da aggiungere che accanto alla realtà delle “carampane” (meretrici di basso rango e ormai al termine della carriera, vi erano donne che emergevano per la loro intelligenza e avvenenza, come la celebre Veronica Franco e Lucia Trevisan che fecero quel mestiere per scelta e per vivere da donne libere e… rispettate per le loro doti intellettuali. Concetti questi che sfuggivano alla veneta senatrice Angelina Merlin, la quale nel 1958, decretò la fine delle case di tolleranza. Illudendosi con questo di por termine al fenomeno della prostituzione.
Fonte Atlante storico della Serenissima di G. Distefano