LA RAGANELLA CHE CI COLLEGAVA ALLE TRADIZIONI ANTICHE. ANCHE NEL PADOVANO.
Grazie al cugino Giovanni, un “ragazzo” sugli ..anta 😉 ho fatto un tuffo nella mia infanzia per mezzo di uno strumento che all’epoca si usava per accompagnare la messa del prete, da noi il mitico don Gino, un vero don Camillo che era il “dominus” incontrastato del paesino di san Lazzaro, tra Padova e Venezia.
Era la “raganella”, quella della foto, e si usava per la “via Crucis” fatta in chiesa. Ad ogni quadretto appeso al muro, che descriveva la passione di Cristo, il prete si inginocchiava sotto, per guidare la preghiera dei fedeli mentre il chierichetto più grande (dei tre presenti) spostava l’inginocchiatoio. Altra cosa: il chierichetto… mica si chiamava così, nel padovano.. si chiamava “zagheto” e “zago” era definito fino al Settecento, il ragazzino più promettente della comunità destinato a proseguire gli studi in seminario, a spese del paese… Che poi quel termine sia diventato un cognome a destinare una stirpe.. ci dice anche che molti di questi ragazzini, una colta cresciuti, abbandonavano la toga presi dalla passione per qualche gonnella 🙂 .
Tornando alla nostra via Crucis, i chierichetti tenevano in mano due candelabri pesanti e dopo la fine delle “Stazioni” della via Crucis, il nostro don Gino dava il via al concerto delle raganelle i cui suonatori si ponevano intorno all’altare. Le raganelle però, da noi, erano dette “ribeghe” il che rimanda, solo per il nome a uno strumento a corda medioevale. Qualcuno, anticamente, forse per burla, le aveva soprannominate così, scherzando certamente sul rumore “gracchiante” e non armonico degli attrezzi musicali. Che erano fatti col legno della robinia. Prosegue nel ricordo il cugino Giovanni:
Ricordo uno in particolare che aveva questo strumento molto grande che per farlo….suonare doveva sedersi sopra questa. Grande “ribega” a sua volta sopra la panca di fianco l’ altare. Immagina che cassa armonica ne usciva.
Ma guai al ragazzo che non cessava all’alt di suonare la raganella. Il Venerdì Santo sarebbe stato muto col suo strumento, in castigo davanti a tutti 🙂 Il nostro don Camillo, pardon, don Gino.. era severissimo. Tanto che ancora mi ricordo, (con affetto) i suoi scappellotti alle mie stonature nel coro 😉
Ecco un’altra tradizione del Veneto ormai scomparsa.. e stringe un poco il cuore pensare che qualche sacerdote di oggi abbia preferito le chitarre moderne per accompagnare i canti della messa post conciliare, ignorando del tutto le nostre tradizioni più antiche.