LE GOFFE MA TEMIBILI GALEAZZE, COLPO DI GENIO DEL VENIER, A LEPANTO.
Erano state, ci spiega Ivone Cacciavillani, navi da guerra per il traffico commerciale e non e non avrebbero spazio nella narrazione di una battaglia navale se non avessero svolto un ruolo fondamentale e determinante nei primi momenti dello scontro. Erano cocche in disarmo.
Vi vennero installati dei cannoni di straordinarie dimensioni e portata, che proprio nella battaglia di Lepanto avrebbero avuto il primo impiego operativo, costituendo quella cosa mai veduta né sperimentata di cui parla il Duodo nella sua relazione (magari ve la ricopio dopo n.d.R). Così armate, le galeazze diventavano vere fortezze galleggianti, con potenza di fuoco incomparabilmente maggiore di tutte le galere normali, sia della flotta alleata che di quella turca.
Era un ibrido sgraziato, così poco manovrabile che in genere doveva essere trainato sul posto di combattimento da due galere appaiate. Si trattava di un compromesso tecnico, ma per i criteri del tempo era un mostro dotato di enorme potenza di fuoco…
Anticiparono di secoli la funzione che sarebbe stata svolta fino all’ultima guerra mondiale dalle corazzate. Portavano decine di cannoni e numerose petraie; i cannoni erano in grado di sparare palle sferiche perfette dal peso variabile dai 13 ai 23 chilogrammi; un armamento mostruoso se si pensa che “la Real, l’ammiraglia di don Giovanni, non ne aveva che cinque. Per manovrare lentamente la massa di quei cannoni avevano almeno sette uomini per remo, invisibili sotto coperta.

galeazza
La grande innovazione veneziana nella battaglia fu dunque assegnata alle sei galeazze, poste appaiate due a due davanti alle tre squadre della flotta cristiana, la genovese sul corno destro, la ispano-papalina al centro, e la veneziana sul corno sinistro (queste ultime due erano comandate da due Bragadin, parenti dell’eroe di Famagosta), con un ruolo strategico di grandissima innovazione, che si sarebbe rivelato decisivo.
Con ogni probabilità, nemmeno il Venier, che aveva ideato la funzione e che aveva tanto faticato a farla passare presso i comandanti delle altre squadre, era del tutto convinto della bontà dell’idea. La novità assoluta era l’armamento delle fiancate: collocando le galeazze ben davanti rispetto alla flotta schierata, dovevano farsi superare dalle navi nemiche, protese a raggiungere per l’abbordaggio la flotta cristiana, impegnandola nel tipo di combattimento “piratesco” loro preferito.
Ecco, quello era il loro momento: fulminare con le artiglierie poste sulle fiancate, le navi nemiche, sparando quasi a bruciapelo mentre loro sfilavano davanti. le galeazze erano in una situazione sostanzialmente statica, come dei pontoni in avanscoperta. Ma questa collocazione in coppia affiancata impediva al fianco interno l’uso dei cannoni, dimezzandone la potenza di fuoco. La prudenza voleva la sua: ove qualche nave turca si fosse fermata per attaccarle, esse avrebbero corso seri pericoli. Appaiate avrebbero potuto opporre qualche resistenza, fino all’arrivo di eventuali soccorsi.
Ma dalla sua, il Venier aveva che i Turchi, una volta iniziato l’attacco, si sarebbero lanciati come falchi sul grosso della flotta cristiana, senza lasciarsi distrarre da quelle coppie di bicocche isolate, di cui nemmeno sospettavano il terribile armamento e la cui posizione considerarono una bizzarria. E così fu: nessuna delle navi turche, una volta suonato l’assalto, le degnò di un solo colpo di cannone, per cui le artiglierie delle galeazze, sia di poppa che di prua e specialmente delle fiancate, poterono svolgere indisturbate la loro terribile azione di fuoco, con effetti devastanti sulle navi nemiche che le doppiavano.
Col risultato che quando queste ultime giunsero a contatto con la flotta cristiana … erano già state decimate dai micidiali tiri delle galeazze.
Qualcuno parlò di “arma segreta” tanto dirompente fu l’innovazione del posizionamento delle galeazze, con i loro cannoni per la prima volta sulle fiancate, in posizione avanzata rispetto alla flotta. Certo che fu un’assoluta sorpresa per gli ammiragli turchi, che pagarono un pesante scotto….fino a ipotecare le sorti della battaglia.
Lepanto. Corbo e Fiore editori, Ivone Cacciavillani.