LA SPEDIZIONE DI PIPINO, RE DEI FRANCHI, CONTRO VENEZIA
di Milo Boz
Siamo all’inizio dell’800 d.C. e a Venezia si agitano due fazioni, una favorevole all’impero bizantino, un’altra a favore dell’impero d’occidente. La città vive ormai una autonomia quasi totale da Bisanzio, ma deve giostrarsi tra le due “superpotenze” mondiali dell’epoca. Così accade che in quel periodo di Dogi ve ne siano ben tre in carica, i fratelli Obelerio, Beato e Valentino, i quali, favorevoli ai Franchi invocano le clausule di un trattato per chiamare il re Pipino ad occupare la laguna e dar man forte alla loro fazione. Storia vecchia in Italia, che però a Venezia finirà ben presto di aver corso, poiché ai Veneti di Laguna importò sempre sopra ogni cosa, la libertà. Accadde quindi che tutta la città rifiutò sdegnata la decisione, e all’avvicinarsi di Pipino ecco quanto accadde attraverso la vivace descrizione dell’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito, contenuto in un trattato sull’amministrazione imperiale della metà del X secolo.
“I Veneziani, vedendo re Pipino avanzare contro di loro con il suo esercito e con il proposito di sbarcare la cavalleria sull’isola di Metamauco (Lido) bloccarono il passaggio con una barriera di pali sporgenti. Così la gente di re Pipino, ridotta all’impotenza, perché non poteva attraversare altrove, si accampò davanti a loro nella terraferma per sei mesi, combattendo con essi ogni giorno. E i veneziani avanzarono con le navi e presero posizione dietro la barriera che avevano costruito, ma Pipino restava con la sua gente sulla riva del mare. E i veneziani combattevano con le frecce e le armi da lancio, impedendogli di attraversare per giungere all’isola. Così re Pipino, non sapendo cosa fare, si appellò ai veneziani dicendo: “Voi siete sotto il mio potere e la mia protezione, perché voi appartenete alla mia terra e ai miei dominì”. Ma questi risposero: “Noi vogliamo essere i servitori dell’imperatore romano (Bisanzio), e mai saremo i tuoi”.
In realtà quest’ultima frase, scritta da Costantino VII pecca di partigianeria e travisa la realtà e il fatto che i veneziani badassero essenzialmente ai propri interessi e si tenessero ormai equidistanti dal potere dell’entroterra e da quello di Bisanzio, lo avevano dimostrato già nei periodi precedenti, rigettando ad esempio l’editto iconoclasta di Bisanzio o muovendo guerra per proprio conto ai duchi longobardi confinari. Tornando alla nostra storia, Pipino dopo un po’ dovette tornarsene da dove era venuto, con le pive nel sacco. I tre dogi furono esiliati, malgrado avessero partecipato alla difesa della città contro l’invasore da loro chiamato, e Agnello Partecipazio (Badoer), un realtino che aveva diretto le difese, fu acclamato “Dux Venetorum”.
Una risposta
[…] la conquista in territorio veneto, tuttavia mai senza riuscire a prendere Venezia, malgrado un assedio e una disastrosa battaglia navale, su cui torneremo. E’ evidente nella cartina in basso che […]