Nel 2017 mi indignai non poco leggendo dell’ansia del sindaco di Arcole per la stele che ricorda l’inizio dei nostri guai: la stele di cui parliamo commemora la battaglia di Arcole, posta in piena campagna vicino a un fosso, pare sia bisognosa di restauri. Inoltre qualche persona sembra abbia cercato di atterrarla e, considerando quello che Napoleone dopo quella battaglia ha portato nello stato veneto (ancora libero ed indipendente) e nel resto dell’Italia, il gesto può anche essere comprensibile.
Ma i napoleonici italiani stiano tranquilli: la pietra “dell’infamia” (che ricorda la fine delle nostre libertà) vuole ospitarla il sindaco di Arcole (abbiamo il sospetto che sia del PD) nel locale museo. Basta aprire il link del medesimo per sprofondare nella piaggeria acritica più totale, verso un personaggio che invece in Nazioni con una storia antica dietro le spalle , è considerato per quello che fu: un avventuriero ed invasore, un ladro di beni e libertà, pronto a tutto per i suoi fini personali. Parlo della Spagna, dell’Inghilterra, della Russia, per nominarne alcune: ad Arcole invece nessuna visione storica completa del personaggio, come mi fa notare un’amica: per loro Napoleone è la gloria locale, quello che li ha ficcati dritti nella Storia, pensa che la squadra di calcio si chiama napoleonica, il museo l’ha voluto un ammiratore; non so quanti in paese abbiano chiara la figura di Napoleone: mi hanno portata in loco e c’è quel piccolo obelisco in mezzo ai campi, vicino a un rivo di acqua, poco più di un fosso.
Ecco come apre la pagina il portale del Museo di Arcole miracolata dal Vate Napoleone: In quei tre giorni autunnali del 1796 (15-16-17 novembre), Napoleone combatté ad Arcole una delle sue più importanti battaglie, quella che gli spianò la strada alla vittoria nella 1° Campagna d’Italia. A perpetuarne il ricordo, Arcole, che già possiede l’unico obelisco originale dell’età napoleonica, ha eretto un monumento che è quanto di più bello, forse, possa ricordare un evento entrato, da allora, nella storia del mondo: si tratta di un museo donato da un architetto romano, Gustavo A. Antonelli, studioso e profondo conoscitore delle vicende napoleoniche.
LA stessa piaggeria mista a ignoranza ha portato il sindaco di Venezia ad accettare il “dono” della statua di Napoleone imperatore a Venezia
Ma l’aria che si respira ad Arcole è lo specchio di quello che è l’orientamento della cultura italiana. Ecco quanto scrisse in proposito Oscar Sanguinetti;
“Lo lamenta in apertura d’opera proprio Invernizzi quando scrive che “del ventennio napoleonico, nessuno sa niente. Nei programmi scolastici non viene ricordato, la letteratura non ne parla quasi mai, al contrario capita spesso di ascoltare intellettuali italiani parlare bene di Napoleone come il primo vero modernizzatore dell’Europa, e dunque dell’Italia” (p. 7). All’interno poi del corpo sociale cattolico la situazione non di rado è ancora più sconfortante: il giudizio su Bonaparte (1769-1821) varia infatti sensibilmente da un interlocutore a un altro come se il fatto — ineguagliato nella storia della cristianità — di aver tenuto prigionieri due papi — rispettivamente Pio VI (1775-1799) e Pio VII (1800-1823), quest’ultimo peraltro morto in Francia durante la prigionia — fosse un dato neutrale come un altro, liberamente interpretabile a seconda dei punti di vista.
Contro questa vera e propria deformazione dell’identità italiana più genuina e profonda va quindi riaffermato che — è sempre Invernizzi a scriverlo — durante il ventennio napoleonico “molti italiani insorsero contro la dominazione francese, non tanto perché straniera, ma in quanto cercava di cambiare il modo di vivere degli italiani, introducendo la leva di massa obbligatoria, aumentando le tasse, vietando processioni, chiudendo chiese e addirittura imprigionando i Pontefici perché avevano osato opporsi al potere dell’impero. Erano gli insorgenti e ne furono uccisi [decine di migliaia] nel corso delle diverse guerre di guerriglia che si svolsero lungo la penisola. Erano cattolici italiani, di diverse parti […] Non se ne è mai occupato nessuno (o quasi), fino a tempi recenti” (ibidem).
NAPOLEONE: LIBERATORE DI CHE?? DA COSA?? per le Nazioni venete solo miserie secolari furti e distruzioni, ci portò la sua armata. “
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Se vi danno così fastidio sindaci e lettori del “PD” (visto che vi permettete di discriminare politicamente le persone), tolgo tranquillamente il disturbo
convengo assolutamente con il tuo giudizio sul grande avventuriero ladrone Napoleone. che poi fosse un grandissimo generale e stratega militare nulla toglie nel denunciare le sue orrende e vigliacche efferatezze, sopratutto contro la popolazione della defunta Serenissima.