la storia del Bacalà alla vicentina
Estate 2012: cosa ci fanno un gruppo di vicentini seduti ad un tavolo di un ristorante in Norvegia? Hanno il compito di assaggiare il baccalà preparato dalla cuoca Anne Cecilie Pedersen. In palio c’è l’iscrizione del ristorante nella lista del locali consigliati dalla Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina. Di cosa stiamo parlando? E qual è la connessione tra Vicenza e quest’isola norvegese? Tutto inizia nel Quattrocento, quando il capitano veneziano Pietro Querini fa naufragio nei mari del Nord…
Commerciante, nobile e viaggiatore, Querini parte da Candia (Creta) il 25 aprile 1431 diretto nelle Fiandre. Dopo essersi dovuto fermare a lungo a Cadice e a Lisbona per diverse avarie, il mercante incontra una terribile tempesta al largo della Manica. Siamo ormai a metà dicembre, una stagione non più adatta per viaggiare, e il fortunale distrugge la nave, costringendo la ciurma ad abbandonarla.
I 68 marinai si spostano allora su due scialuppe, ma un nuovo temporale separa le barche e manda Querini e i suoi uomini alla deriva. Dopo varie peripezie, il 2 febbraio 1432 gli 11 superstiti sono soccorsi dai pescatori di Røst
(si veda qui sopra il monumento commemorativo)
Come se questa storia non fosse già abbastanza incredibile, la relazione che Pietro Querini fa al senato di Venezia, una volta tornato a casa, è sopravvissuta fino ad oggi.
( consigliamo il libro di Giorgio Toffano per approfondire)
«Questo scoglio era distante inver ponente dal capo di Norvegia, luogo forian ed estremo, [da essere] chiamato in suo lenguaggio Culo mundi»
dice il capitano, ma ci sono anche altre note di colore: leggiamo, ad esempio, che i marinai veneziani scoprono con entusiasmo l’usanza norvegese della sauna e si integrano in fretta con la popolazione locale. Ma l’elemento più importante di questa storia è il prodotto con cui Querini fa ritorno a Venezia: lo stoccafisso.
Usato in Norvegia come moneta di scambio, il merluzzo essiccato al sole (e senza aggiunta di sale) è destinato a diventare molto popolare nella Repubblica grazie alla sua economicità e facilità di conservazione e trasporto, ma il boom di popolarità ce l’ha avuto dopo il Consiglio di Trento (1563)
Col consiglio di Trento infatti la Chiesa introduce nuove regole per l’alimentazione tra cui l’astensione dalla carne; si sviluppano quindi nuove ricette a base di pesce, tra cui quella vicentina.
Per chi volesse cimentarsi nella preparazione suggerisco di adottare la ricetta della Venerabile confraternita!
Liberamente tratto da “extinguished countries, vol.1”