LA TERRIBILE SORTE DEI CARRARESI A VENEZIA E CARLO ZENO A PROCESSO
Di solito Venezia era magnanima con i vinti, a nobili o signori spodestati aveva concesso pensioni e salvacondotti, ma i Carraresi furono eliminati nelle carceri, anche se ufficialmente “morirono di polmonite”…
Venezia provvide ad eliminare drasticamente tutti i membri della famiglia, e a cancellare nella misura del possibile ogni memoria di essa nella città di Padova.
A Verona i veneziani conservarono i monumenti degli Scaligeri, quasi a cercarne legittimazione come loro successori (identica sarà la politica dell’Austria in una Venezia asservita n.d.r.); e i signori di talune città sottomesse a Venezia ebbero buone pensioni e poterono ritirarsi in Dalmazia o in Grecia. Invece tutti i membri della famiglia Carrara fatti prigionieri furono strangolati per ordine del Consiglio dei Dieci.
Fu diffusa la voce che erano morti di polmonite, ma di questo sotterfugio non c’era bisogno: i tre Carraresi catturati erano odiati dal popolino veneziano perché si erano più volte rivoltati ed erano accusati di aver progettato di avvelenare i pozzi della città. Del resto l’uccisione dei nemici caduti prigionieri non era cosa insolita, all’epoca… I veneziani approvarono l’esecuzione mormorando il detto “omo morto no fa guera” .
Il Consiglio dei Dieci agì in base alle prove, in quanto i Carraresi, onorati con l’ammissione in seno alla nobiltà veneziana, avevano cercato di minare all’interno l’aristocrazia, e forse avevano ottenuto qualche successo nel formare un partito a loro favorevole.
In conformità al principio secondo cui i nobili veneziani non dovevano stringere alleanze e legami con principi stranieri, come invece facevano tanti nobili genovesi, l’accettazioni di donativi o pensioni dai signori di Carrara, era stata esplicitamente vietata.
Quando si misero le mani sulla contabilità segreta dei signori di Padova, ne risultarono pagamenti a vari nobili tra cui il massimo eroe militare veneziano, Carlo Zen, che pur li aveva combattuti con grande coraggio. Questi fu condannato alla perdita degli incarichi e ad un anno di prigione.
La votazione fu tutt’altro che unanime, ma lo Zeno si sottomise. Ala conquista di Padova, aveva rischiato al vita al passaggio di un guado, trascinando il suo esercito con l’acqua al collo al passaggio di un guado. Era un tributo alla forza morale della costituzione veneziana, il fatto che anche il cittadino più prode obbedisse alla volontà dei suoi colleghi aristocratici. Quando lo Zeno morì, nel 1418, all’età di 84 anni, gli furono comunque accordati i funerali solenni.
Sempre esauriente e preciso. Grazie.
Molto interessante!!