La valle dei fossili
di Theusk
a Chiampo, nel vicentino, c’è una famosa vallata rinominata la “Valle dei fossili” che si trova praticamente al centro della più estesa zona vulcanica terziaria del nord Italia.
Formata da vulcani oramai spenti che ebbero il loro parossistico momento nella metà dell’Eocene, periodo che possiamo collocare tra i 38 e i 53 milioni di anni or sono.
In questa vallata, ai piedi del massiccio alpino, si trovava a quel tempo un tiepido mare, non eccessivamente profondo (da qualche metro a non più di duecento) che diede ospitalità per milioni di anni a madrepore, poriferi, idrozoi, gasteropodi, lamellibranchi, nummuliti, alveoline ed altri instancabili fissatori di carbonato di calcio che, avvicendandosi rapidamente e deponendo le proprie spoglie, formarono nel tempo i banchi di preziosi calcari.
In questo mare affioravano qua e là degli isolotti infiocchettati da palme che sussultavano di quando in quando per via dei terremoti e delle tempeste: apocalittici furori che sconvolgevano la vita e spesso causavano la morte di quei tenaci costruttori di isole e barriere coralline.
Sí, perché verso la fine dell’Eocene medio ci fu il finimondo in questa zona: la crescente pressione africana provocó un vasto e potente parossismo vulcanico che la coperse di una coltre spessa centinaia di metri di materiale vulcanico: basalti e tufi che, cadendo in mare sollevarono notevolmente sopra il livello delle acque quello che era stato il fondale marino. Le lave e le vulcaniti incandescenti contribuirono al metamorfismo dei banchi calcarei nummulitici e nulliporici in masse dure e compatte divenute ai nostri giorni note col nome di “marmo di Chiampo”; un marmo apprezzatissimo per i suoi molti colori (rosa, perlato, arancio, paglierino ecc) e per la sua varia struttura (filettato, serpeggiante, ondagato, mandorlato…) Che da sempre viene estratto nelle cave della valle ed ha favorito una scuola di scalpellini ed ornatisti locali la cui tradizione di buon gusto e di precisione, affonda nei secoli le proprie radici.
Intrappolati in quella convulsione di banchi calcarei, di lave e di vulcaniti, rimasero intrappolati esseri viventi come pesci, molluschi e piante. Se ne ritrovano da sempre un po’ ovunque in tutta la vallata in particolare nel territorio di Bolca (vedasi ad esempio un fossile di pesce angelo, a lato), località ben nota in tutto il mondo come la “Mecca dei geologi”.
A Chiampo, i frati francescani, sotto la guida di padre Aurelio Menin, appassionato studioso della paleontologia e geologia locale, hanno ordinato, nel 1957, un museo nel loro Collegio. Il museo, tutt’ora visitabile, raccoglie preziosissimi fossili del Quaternario come dell’Era primaria e secondaria con particolare attenzione a quelli dell’Era Terziaria, di quel periodo cioè che, geologicamente parlando, costituisce l’anima e il volto della vallata.
liberamente tratto da: “Il Veneto, paese per paese”, autori vari