Questo suo passato nazionalista e fascista aveva relegato il tricolore nell’ambito del nostalgismo e – fuori dal quadro politico – a bandiera calcistica, buona solo per gli stadi o per le vittorie della nazionale di football.
Esso è stato ripescato di recente solo in funzione anti-autonomista, nel tentativo di promuovere un patriottismo unitarista in grado di opporsi all’ondata di crescita della aspirazioni locali di libertà e vere identità.
Non è un caso che esso sia stato riesumato con forza proprio dagli ultimi tre presidenti, per uno dei quali forse anche per una sorta di espiazione di antiche memorie di rosso-bianco-verdi ungheresi.
Per finire, giova ricordare che il tricolore mazziniano è un rarissimo caso di simbolo di partito diventato segno dello Stato conquistato. Era successo con la bandiera rossa diventata segno dell’Unione sovietica e con la svastica diventata vessillo della Germania. La sola divertente differenza è che il partito mazziniano non ha conquistato il potere ma anche questo è un sicuro segno di italica creatività.
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