L’arsenale di Corfù – Prima parte
di Dan Morel Danilovičh.
I Veneziani, si sono sempre considerati l’ombelico del mondo tanto da fagli dire in più occasioni che al nord vi erano gli alemanni, a est gli slavi, a ovest gli spagnoli e a sud gli arabi.
Tutto doveva gravitare, stante loro mentalità, attorno al loro commercio, alle loro banche, focalizzate nella zona di rialto/San Giacometo. Ma fu realmente sempre e solo cosi? Sotto certi aspetti dobbiamo dire di sì, ad eccezione di… Prendiamo in esame l’arsenale.
Venezia aveva un impero che si sviluppava, partendo appunto da Venezia, e si allargava verso l’oriente, toccando tutte le sue rotte commerciali. Per cui la Serenissima dovette giocoforza decentrare parte del suo arsenale. Ma non tutto, infatti la paura di fornire informazioni navali segrete e di costruzione era troppo radicata nella mentalità e negli interessi di molti marcheschi.
Ma per necessità più che per virtù dovettero cedere a questa loro esclusività, creando delle basi d’appoggio, destinate però esclusivamente alla manutenzione di base, quale la pulizia dello scafo, al calafataggio, di una eventuale sostituzione di vele e di piccoli lavori di falegnameria. Possiamo cosi trovare una rete d’ appoggio e di repliche in miniatura del “arzanal” veneziano, partendo dalla Dalmazia fino ad arrivare in tutta la Grecia, e presumo con una articolata ricerca, fino al Mar Azov, nel fontego veneziano di Tana, punto di partenza del commercio dall’occidentale verso l’Asia centrale, ma anche per la città di Leopoli/L’viv (ora ucraina), dove i veneziani tenevano anche qui, su licenza del Bailo di Costantinopoli, un fontego e un ufficio postale.
In queste stazioni navali, come in altri luoghi, un vascello battente bandiera veneta poteva eseguire in tutta sicurezza e con degli esperti marangoni, riparazioni, imbarco e sbarco del materiale bellico. Oggi parliamo, in due spezzoni, del cantiere navale di Govino/Gouvia, situato nell’isola di Corfù e posto a nord della Città di Corfù, dove purtroppo la sicurezza e la fortuna non era di casa.
L’arsenale di Gouvia veniva soprattutto utilizzato per le riparazioni navali durante l’inverno, quando la flotta veneta rientrava dalle continue perlustrazioni (allora si diceva “mostr Bandiera”) sulle rotte veneziane al fine di garantire la sicurezza e il controllo sui pirati barbareschi. Tuttavia, il Senato Veneziano, sobillato da pochi nobili ma da molti interessi comuni, si allarmò alla prospettiva di un arsenale in prossimità di Venezia che potesse potenzialmente competere con l’arsenale centrale. Per tutelare i privilegi di questi ultimi, il Senato limitò le attività di riparazione a Corfù. Il complesso venne costruito, “Baia di Gouvia”, poco prima del secondo grande assedio, da parte degli Ottomani del 1716, e si trovava sul lato nord/ovest dell’isola, a 8 km dalla città di Corfù.
Il luogo venne scelto per la sua importanza strategica, in concomitanza al fatto che la posizione era vicino a un’area boschiva che poteva fornire legno di alta qualità per le riparazioni navali.
Oggidì si presenta in rovina, e tra le sterpaglie e i rovi rimangono in piedi rimangono poche vestigia quali la porta dell’arsenale, le colonne portanti, i muri e gli archi ma mancano completamente i tetti. Nel complesso come tante altre opere presenti sull’isola il luogo è poco valorizzato ma soprattutto lasciato nella più completa incuria.