L’arsenale di Corfù – Seconda parte
di Dan Morel Danilovičh.
Siamo nel 1715, in piena seconda guerra di Morea. Il governo veneto, resiste in Dalmazia con l’eroica resistenza di Signa, anzi contrattacca. La vergogna della perdita della Morea è forte ma si corre, anche se in ritardo, ad un forte riarmo. Quarantamila uomini sono arruolati tra veneti, istriani, dalmati e mercenari alemanni, francesi, olandesi e inglesi. Dodicimila dei quali destinati alla flotta per essere imbarcati su le nuove 30 navi messe in cantiere in tutta fretta.
Per finanziare tutto ciò il Senato chiese un contributo straordinario, non alla gente, come farebbe un governo moderno…. (i puntini li metto per indicare che se stava mejo prima), ma alle Scuole Grandi presenti a Venezia (Senato Rettori, filza 174).
A queste furono chiesti 200.000 ducati per sostenere la guerra, ne furono raccolti 300.000 in tre mesi… ora calcolando che lo zecchino 24 karati, comunemente denominato ducato, pesava 3.44g, la somma raccolta varrebbe al giorno d’oggi circa 47.957.040 euri… una somma enorme a dispetto dei sedicenti studiosi definiscono Venezia, in quel periodo, in piena decadenza e con il commercio in perdita!
Le scuole grandi erano quelle di San Giovanni Evangelista, Santa Maria della Carità, Santa Maria della Misericordia, San Marco, San Rocco, e San Todaro/Teodoro. Di norma queste confraternite erano impegnate nella fornitura di galeotti per l’Armata Sottile.
Ma lasciamo le polemiche a chi non trova di meglio che denigrarci, e torniamo al nostro porto di Govino/Gouvia. Verso la fine del 1715 More Veneto, l’Armata Grossa stava svernando a Corfù e utilizza appunto il nuovo scalo per la ordinaria manutenzione. Qui sono all’ancora ben 19 bastimenti, tra cui la Regina del Mare, la Colomba d’Oro, e la Madonna della Salute (tutti vascelli di 1 rango da 70 cannoni). Su quest’ultimo è imbarcato il capitano straordinario Corner, giunto solo pochi giorni prima, assieme allo Schulenburg, a Corfù.
La Regina del Mare è intenta a scaricare le sue artiglierie e si prepara ad essere piegata su un fianco per la concia e il calafataggio, cioè pulizia dello scafo sommerso e impermeabilizzazione dello stesso, quando all’improvviso, e per cause mai accertate, una enorme esplosione la distrugge completamente.
Della nuova nave, era entrata in servizio solo 6 mesi prima, non rimase quasi nulla, sull’acqua per settimane si ergeva solo l’albero di trinchetto e una porzione del castello di prua unici testimoni di quello che era l’orgoglio della Veneta Marina.
Non si sa neppure quanti uomini perirono nell’occasione, di certo sopravvissero in sette oltre al capitano della nave, tale Lelio Priaroggia (genovese), il quale nel frangente risultava ammalato e a terra per tale motivo. L’esplosione fu talmente violenta che fece perfino tremare le case di Corfù, distanti oltre 10 km, e il fumo che poi bruciò i resti per giorni si poteva scorgere dalla Fortezza Nuova, il più alto edificio presente in città.
E le altre navi? L’esplosione danneggiò gravemente la Colomba d’Oro, inclinata e già alla concia, e rovinò meno seriamente la Madonna della Salute, dove era imbarcato appunto il Corner, che nella circostanza rimase storpiato del braccio destro. Una leggera ma costante pioggia alla fine impedì il propagarsi degli incendi alle altre nevi presenti. La nuova campagna militare iniziata male si stava concludente peggio…