Credo che un arsenale antecedente a quello veneziano, fosse sul Medoaco Maggiore o sull’ alveo che questi formava col Medoaco Minore e che si perdette dopo il taglio della Brenta Nuova.

Alla caduta dell’ impero romano e a seguito delle invasioni, da Padova e dal suo agro, scendono in laguna le popolazioni che formeranno le consociazioni dei Madamauci gravitando appunto su Mathamaucus, porto integrato e potenziato dai romani .
Ospitando anche la principale autorità ecclesiastica si può ritenere Malamocco erede di Padova per l’esercizio di un ruolo politico preminente e velleitario in laguna.
Tolta ogni libera comunicazione col vicino continente, i lagunari ebbero subito bisogno di navigli e il nascere di un arsenale (o del potenziamento di una struttura preesistente) era indubbia esigenza della riorganizzata comunità. Ad una prima fase contingente, ne seguirà una seconda relativa all’ allestimento di legni per il commercio e la difesa.
Le Acazie dei secoli V e VI, le Cursorie, il Campolo (legno costruito poi nei cantieri di Rivoalto), le Strette, le Marciliane (dal nome dell’ isola anonima), le Pandora, barche del VI secolo, le Cumbarie del X, sec, le Olcadi ele Roscone avevano caratteristiche e identità ben definite da non poter essere allestite in serie se non da maestranze la cui abilità e conoscenza tecnica dovevano essere sorrette da un impresa organizzata e attrezzata allo scopo.
Il grande numero dei Navigli dei lagunari è ricordato da
Cassiodoro nel 537. Nel 510 Teodorico ordina la costruzione di mille Dromoni (biremi di origine bizantina) prodotti alla “foce del Po”. Nel 536 Belisario, condottiero di Giustiniano chiede navi ai Veneziani per continuare la guerra con i Goti e nel 725 il Doge Orso, a capo di una flotta di 80 navi, espugna Ravenna (prima impresa militare veneziana”.
Le statistiche quindi rivelerebbero la presenza di un arsenale precedente a quello più famoso della Repubblica e per la localizzazione non resta che seguire il suggerimento dell’Orsato soffermando l’ attenzione dove sfociava il Medoacos Maior e dove ora di trova, tra le barene, uno spazio acque detto Lago delle Corbole.
Non è solo il toponimo a colpire, (corbis/corbus significa nave), ma soprattutto i rinvenimenti operati sul posto anche dal sottoscritto, sotto forma di marmi sagomati disposti a segnare limiti o banchine, catene e alcuni grandi anelli di ferro corroso.
Un toponimo risulta piuttosto significativo: il canale Poloschiavo contiene l’etimo greco che equivale ad “argano” e richiama l esistenza di stabili attrezzature complementari al primo arsenale lagunare della storia.