LE ACCUSE AI PATRIZI VENEZIANI PER IL CROLLO DELLA SERENISSIMA.

i preliminari di Leoben e la fine della libertà veneta
“Vanno riconosciute le colpe dei reggitori veneziani per il crollo della Serenissima. La storia insegna che se le cose avvengono, a determinarle non è mai il caso, ma sono conseguenza di scelte sbagliate. Negli ultimi giorni della Serenissima molti esponenti della classe patrizia si erano adagiati su se stessi, avendo più a cuore i propri interessi e beni che quelli dell’intero stato veneto, che sciolsero in quattro e quattr’otto senza tanti problemi”. (Riprendiamo da Europa Veneta).
E’ vero che se le cose avvengono, a determinarle non è mai il caso, ma esse rappresentano le conseguenze di scelte sbagliate.
In questo caso, la scelta errata fu fatta da due potenze militari che disponevano di espansione territoriale, numero di cittadini, risorse economiche e apparato bellico abbondanti e molte volte superiori rispetto a quelli della Veneta Serenissima Repubblica.

un Napoleone giovane generale
Come è noto, con i preliminari segreti di Leoben (16-17 aprile 1797) e la successiva ratifica con il trattato di Campoformido (17 ottobre 1797) Francia ed Austria smembrarono lo Stato Veneto e se lo spartirono, determinandone la fine dopo 14 secoli di gloriosa indipendenza, dopo che esso aveva intrattenuto buone relazioni con entrambe le parti e con il resto del mondo conosciuto.
Nel maggio 1797 Napoleone, mentre costringeva Venezia a cambiare la sua Costituzione, facendo abdicare Doge e Maggior Consiglio in favore di una municipalità provvisoria, in realtà aveva già venduto sottobanco alla tanto odiata Austria queste terre, con gran scorno degli ingenui progressisti che avevano creduto in lui.
Dal 1796 entrambi gli eserciti sconfinavano in terra veneta, secondo una prassi che consentiva questi movimenti quando rappresentavano un passaggio obbligato nelle manovre militari. Venezia, consapevole di non avere i mezzi per fronteggiare una guerra furiosa e pericolosissima (che non la riguardava in nessun modo), aveva dichiarato la sua neutralità, purché i contendenti osservassero gli accordi assunti.

Ironia della storia.. alla fine Napoleone restaurò una Monarchia sotto false spoglie come del resto era ed è nel Dna della Francia
Il 1° maggio, quando le truppe francesi minacciavano ormai da vicino la laguna, Napoleone dichiarò alla pacifica Repubblica una strana guerra in cui si ordinava ai militari francesi non solo di calpestare la sovranità di uno Stato legale, ma addirittura di cancellarne l’identità, abbattendo l’emblema nazionale del Leone Marciano. La direttiva politica della soppressione di uno Stato libero e legale fu inopinatamente mantenuta ferma durante il Congresso delle potenze vincitrici a Vienna nel 1815, che restaurò tutti gli altri Stati anteriori ai due decenni di guerre napoleoniche (costate all’Europa milioni di morti), ancor oggi considerate giuste perché “liberarono” il vecchio Continente dal Cristianesimo ed instaurarono i nuovi “ideali” liberal-illuministi.
Imputare alla sola Venezia l’incapacità di respingere l’invasione francese fa sorridere, dato che Napoleone travolse tutti gli eserciti nemici, mise fine al Sacro Romano Impero che durava da mille anni, proclamò se stesso Imperatore del globo, devastò gli sterminati territori russi, umiliò persino il sentimento nazionale germanico, al punto che Fichte si sentì in obbligo di riscattare la dignità della sua Prussia scrivendo i “Discorsi alla Nazione Tedesca”, innescando così quello che il secolo successivo conobbe come il nazionalismo per antonomasia.
Nessuna colpa di rilievo può essere addebitata al Patriziato Veneziano: quasi nessuno scappò, i governanti restarono al loro posto, con il cuore affranto si fecero signorilmente da parte e badarono a (ri)consegnare il potere a quel popolo che, come emerge dagli atti ufficiali, essi sempre considerarono titolare della Sovranità Nazionale (che il Maggior Consiglio custodiva solamente). Caso unico nella storia, quella classe dirigente che visse in funzione dello Stato, in pochi decenni si spense, quasi a suggellare un’identificazione totale con la Nazione a cui la storia sembrava voler negare il diritto a sopravvivere.
Concordo totalmente con quanto scrive Europa Veneta nelle conclusioni finali. Ancora la massa è convinta che, unici al mondo, i Veneti avrebbero dovuto resistere e debellare l’armata francese, e che i veneziani furono dei pusillanimi “calabrache”. Quando tutto prova il contrario dato che tutta l’Italia fu soggiogata. La resa fu accettata con grande dignità pure dal doge Manin, che rifiutò ogni allettante offerta di servire la Municipalità Provvisoria.