LE GALEE VENETE E I LORO EQUIPAGGI
Di Millo Bozzolan
Gli alloggi e i ricoveri dell’equipaggio nelle galee venete.
Alcuni angusti e mal arieggiati locali interni allo scafo erano usati come alloggio, ma non per le milizie imbarcate.
Così a poppa il sovracomito aveva lo “studietto” e la “camera”. Questo personaggio aveva il compito di “comandar tutti i servigi” della galea e con la “ciurma” doveva adoperare non meno il bastone che il fischietto”.
I piccoli depositi di munizioni ospitavano altre persone. Poi c’era la camera “degli zelanti”, cioé l’infermeria, dove operava l’ “Eccellente”, il chirurgo, che aveva funzioni di medico di bordo. Il “barbiere -chirurgo” curava “rotture o slogamenti d’ossa, i tumori, i catarri” e dovev a essere competente nel “taglio della vena, con coppe, o ventose” per i salassi.
Oltre ai rematori, “scappoli” e soldati, una galea aveva un certo numero di marinai, o “compagni”. Un anonimo del ‘500 c’informa che al suo tempo Venezia imbarcava otto marinai per galea. Egli ne proponeva almeno dodici, poiché quattro dovevano essere sempre in servizio, giorno e notte, disposti come segue: il primo al timone; il secondo agli ordini del “comito”; il terzo “alla veduta sopra l’alboro”; il quarto doveva camminare su e giù per la corsia.
Fin dal 1528, i marinai dovevano essere equipaggiati con corsaletto, elmo e archibugio da un’oncia di palla, il costo delle armi veniva loro trattenuto dalla paga. Dunque, anche i marinai dovevano combattere.