di Theusk
Con le Crociate vennero alla ribalta le potenze marinare di
Pisa e di
Genova (Amalfi era già decaduta a quel tempo) e le due Repubbliche si erano affacciate nel mare dove
Venezia e
Bisanzio disputavano il loro dominio.
Questa loro intromissione generó inevitabili scontri che non avevano come scopo la distruzione delle città, bensí l’egemonia strategica e commerciale.
Tra Venezia e Pisa si trovó ben presto un accordo di massima ma con Genova fu più difficile stipulare trattati come quello del 1218 che poneva fine alle azioni di disturbo e trovava una ragione comune nel tentativo di spezzare le velleità bizantine mai sopite.
Durante questo periodo di collaborazione Venezia poté dedicarsi alla risoluzione dei problemi nell’Adriatico e nel Levante.
Un altro patto di non aggressione fu stipulato nel 1238, ma la progressiva potenza di Genova spinse i Veneziani a stringere un accordo con Pisa e a distruggere la colonia genovese di Acri nel 1257 (fu in questa occasione che i veneziani inalberarono per la prima volta il gonfalone rosso di San Marco).
Nel 1261 Michele Paleologo determinó il crollo dell’Impero Bizantino d’Oriente e strinse alleanze con i Genovesi con impegni che danneggiavano chiaramente i Veneti.
Le ostilità si aprirono per culminare con una vera e propria guerra nel 1293.
La tensione fu provocata dal fatto che Genova, con la penetrazione nell’Egeo e Venezia con quella del Mar Nero, avevano infranto proprio quell’equilibrio che si erano impegnate a conservare.
La diplomazia veneta, sempre in grado di difendersi anche nei momenti più difficili, questa volta non poté evitare un altro conflitto anche a causa delle incessanti sfide e la politica di disturbo che Genova attuava aiutando gli Ungheri nelle minacce alla sicurezza veneziana .
La guerra scoppió nel
1350. Alla coalizione con i nemici di Venezia quest’ultima oppose la stessa tattica alleandosi con gli Aragonesi e spostando il conflitto lontano, nel Mar Tirreno.
In quest’occasione il Governo della Serenissima istituí la formazione di un consiglio straordinario e, nel 1355, nei pressi di Alghero si ebbe la vittoria veneto-aragonese che spingerà Genova ad entrare sotto la protezione dei Visconti che ambivano a dominarla.
A questo punto i Veneziani credettero di poter stipulare una pace ma il conflitto continuò sino ad una rivincita genovese nella grande battaglia della Sapienza nella quale Venezia subí una grave sconfitta con la cattura di quasi la sua intera flotta.
Venne quindi stipulata un’altra tregua ma per i Veneti arrivarono altri problemi di politica interna come la sollevazione della Dalmazia fomentata dagli Austriaci, il complotto di Marin Faliero, i Carraresi e gli Ungheresi, tutti collegati nell’avversione per la prospera Repubblica.
Nel 1363 questi germi di rivolta comparvero anche a Creta dove alcune famiglie minacciarono di accordarsi con i Genovesi.
Stroncate le ribellioni, a Venezia si organizzarono grandi feste, ricordate anche dal Petrarca e, alle minacce provenienti dall’esterno, Venezia decise di applicare una politica molto meno tollerante che verso i nemici interni.
I Genovesi intanto, pensarono che questo fosse il momento più giusto per sferrare l’attacco decisivo contro la potenza rivale occupando Famagosta e ostacolando in qualsiasi modo i Veneziani. Divampó così un’altra guerra, l’ultima, la più violenta tra le due rivali.
Nel maggio del
1379 la flotta genovese si presentó davanti a Pola e in un poderoso scontro Venezia ne uscí gravemente sconfitta. Mai, come al tempo della battaglia di San Piero in Volta del 900 Venezia venne minacciata così da vicino.
I Genovesi occuparono il porto di Chioggia e dalla terraferma gli Ungheri e i Carraresi si avvicinavano minacciosamente a Mestre e a Brondolo ma per quella dote che Albertino Mussato (poeta padovano) riconosceva ai Veneti, ossia di trovarsi tutti uniti nel momento di pericolo, si ricomposero i fatti personali tra veneziani che li dividevano in fazioni e si riaffidó il comando a Vettor Pisani, in precedenza condannato per incapacità e, riunendosi con la flotta di Carlo Zeno di ritorno dall’Oriente, sconfissero i Genovesi a Chioggia anche se alcuni di loro tentarono persino attacchi a sorpresa comparendo persino nel porto della Serenissima.
Le cronache riportano che i Veneziani tutti si riversarono in quell’occasione al Lido per offrire la propria collaborazione alla difesa della città.
La flotta superstite di Genova abbandonó così il proposito di conquistare Venezia ripiegando su Trieste.
Venezia, al comando di Carlo Zeno tentó di portare un ultimo attacco a Genova ma l’azione si concluse con solo qualche scaramuccia.
Nel 1381 la cosiddetta “Pace di Torino” mette la parola fine al lungo conflitto tra Venezia Genova e Ungheria, pace che segnò il declino politico di Genova mentre Venezia seppur dissanguata economicamente, ma con una maggior solidità interna si apprestava a reagire con forza e giudizio ai grandi eventi che stavano maturando agli inizi del 1400.
Una risposta
[…] delle piú antiche comunità veneziane ed aveva una chiesa consacrata a San Vitale. Al tempo della guerra di Chioggia (1380) gli edifici dell’isola vennero fatti evacuare perché più esposti alle incursioni dei […]