LE SCHOLE A VENEZIA
di Simonetta Dondi dall'Orologio
Le origini delle Confraternite è molto incerta e non mancano ipotesi di collegamento con istituzioni già esistenti in epoca pre-cristiana (collegia romani; fraterie greche): ci sono vestigi in Europa già nel IV secolo.
Venezia sempre fu distinta rispetto ad altre Nazioni ed Istituzioni, qui infatti si usa la parola Scola o Schola e le confraternite veneziane avevano un santo patrono, partecipavano a servizi religiosi e a preghiere collettive, accompagnavano i defunti alla sepultura, prendevano parte a messe commemorative, davano assistenza materiale e spirituale ai membri malati o bisognosi e difendevano interessi comuni.
Quindi era propriamente una associazione di cittadini laici che, ispirandosi ai principi della carità cristiana, si dedicavano all’assistenza materiale e spirituale reciproca ed anche alle pratiche religiose legate al proprio patrono.
Tra le innumerevoli Scuole si distinguevano le sei Scuole Grandi (Misericordia, San Giovanni Evangelista, Carità, San Marco, San Rocco, San Teodoro).
Nel corso del tempo, nelle loro splendide monumentali sedi si raccolsero opere che rappresentano gli episodi tra i più alti dell’arte veneziana. Di esse, tra quelle ancora esistenti, la Scuola di San Giovanni Evangelista è la più antica (sorta nel 1261).
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797), le Scuole furono soppresse per editto napoleonico (1807), ma nel corso dell’Ottocento alcune, tra cui la Scuola di San Giovanni, si ricostituirono.
Non lontano da Piazza San Marco vi è un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato: la Scuola degli Schiavoni.
Durante le soppressioni napoleoniche non tutte sono scomparse: questa fu una delle poche confraternite a non essere chiusa e a non perdere il proprio patrimonio artistico, che vanta un ciclo di teleri dipinti dal grande pittore Vittore Carpaccio all’inizio del’500, raffiguranti la vita dei Santi titolari della scuola: Giorgio, Girolamo e Trifone.
La tela con la Visione di sant’Agostino è sicuramente la più celebre della serie ed è legata alla storia di San Girolamo, che apparve ad Agostino per avvertirlo della propria morte imminente ed ascesa in cielo.
L’artista rappresenta il santo nel proprio studio, mentre viene distratto dalla lettura dalla voce di Girolamo, che gli appare in forma luminosa dalla finestra accanto allo scrittoio. Il miracoloso annuncio viene ambientato nella stanza di un colto e raffinato umanista del tempo, rappresentata con la cura meticolosa dei dettagli che caratterizza le opere di Carpaccio.
Si possono notare per esempio numerosi libri aperti, alcuni dei quali mostrano righe di pentagramma, cofanetti, strumenti per la scrittura e oggetti curiosi, come una campanella e una conchiglia; al centro della stanza si apre una nicchia con altare, nel quale, come mostra la tenda scostata, Agostino tiene oggetti e paramenti liturgici.
Al centro della stanza si trova un cagnolino maltese e, poco più in là, il cartiglio con la firma dell’artista e la data.