LEPANTO E LA GLORIA DI VENEZIA
Paolo Rumiz, giornalista girovago, nel 2004 era ormeggiato con la sua barca al molo del club della Vela, a Venezia, in una notte afosa e temporalesca. Era in procinto di salpare verso Lepanto. Siamo nel 2004… ne uscì un memorabile reportage che io ho seguito ogni giorno, sulle pagine di Repubblica. Ecco quanto scriveva sulle tracce della memoria, ve ne metto un brano col link dell’articolo. Che emozione, oggi come allora, leggerlo.
Altri uomini, altri Veneti, altri papi.
Ripassiamo sulla mappa l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo, negli anni precedenti allo scontro.
I puntini gialli sono le loro basi, quelli rossi le fortezze veneziane. Fra Corfù e Rodi si mescolano in modo quasi inestricabile, dicono che la collisione d’ interessi è tremenda. è la carta di uno scontro inevitabile: una storia perfetta, non manca nemmeno chi fa la parte del cattivo. è Selim II, descritto dai diplomatici veneziani come “più simile a un mostro che a un uomo”, ubriacone, rozzo, ingordo e incapace. L’opposto del padre Solimano il Magnifico, il raffinato sultano che muore conquistando l’Ungheria, nel 1566. Selim vuole prendere Cipro, saldamente fortificata dai dogi, base fondamentale dei commerci con l’Oriente, e lancia ultimatum. Invade le Cicladi, punta addirittura a imbottigliare Venezia, impedirle l’uscita dall’Adriatico. Nessuno osa affrontare gli Ottomani, tranne i Cavalieri di Malta, che nel ’65 hanno resistito a un micidiale assedio, respingendoli in mare. è solo dopo quell’evento che il Papa s’ infiamma, capisce che l’armata “turchesca” si può battere, e spinge mezza Europa ad armarsi.
Nel frattempo Selim II dà ordine di attacco a Cipro, e la conquista alla vigilia della battaglia. “Papà, ma un turco pol copar un altro turco?”, chiede un bambino su un’altra barca, dove si ciacola della nostra partenza. Domanda legittima: nella testa dei veneziani il turco ammazza solo cristiani. Anzi, li scuoia, come Marcantonio Bragadin a Famagosta nell’anno di Lepanto. Lepanto scatenò l’immaginario dell’Occidente. Mosse processioni di prelati, mobilitò santi e abati, sollevò nuvole di incenso e te deum di ringraziamento.
Fu evocata per secoli attorno ai focolari e negli ex voto: lanterne di galere, cannoni, bandiere, polene, stendardi deposti nella penombra delle cattedrali. Le furono dedicate tele a olio, colonne votive, porte di mare e di terraferma, persino montagne. Il “Gross Venediger”, pilastro delle Alpi austriache, era il Gran Veneziano, l’ammiraglio Venier. Duro staccarsi da qui.
Dall’ora a oggi a mezzogiorno le campane suonano in onore della vittoria di Lepanto da parte dei veneziani prima sconfitta turca ma segnale forte della potenza della Serenissima