L’impiracolombi
di Theusk
Il monumento di Vittorio Emanuele II a Venezia, è conosciuto tra i veneziani, con l’appellativo, poco affettuoso di “Impiracolombi“.
Si trova nella Riva degli Schiavoni ed è costituito da una statua in bronzo che rappresenta il re, a cavallo, brandendo la spada, poggiante su di un alto basamento in marmo davanti al quale vi sono le rappresentazioni di Venezia italiana e “libera Signora” che poggia dominante il suo piede su di un leone sottomesso, e una targa col risultato del plebiscito farlocco del 1866 per l’unità d’Italia; e un’ altra statua raffigurante Venezia, in ceppi sotto il dominio austriaco.
Il monumento fu dedicato al re in occasione del decimo anniversario della sua morte e trovó definitiva collocazione nel 1887.
Prima del posizionamento definitivo si decise di farne una copia in legno per testare la sua compatibilità nel contesto cittadino. Fu posta così dapprima in mezzo alla Piazzetta dei Leoncini ma i veneziani la contestarono. Venne quindi spostata a lato della Basilica di San Marco, ma non piacque nemmeno là. Venne allora posizionata tra le colonne di Marco e Todaro ma niente, nemmeno lí andava bene.
Una volta capito che l’opera (e anche il soggetto) era decisamente fuori contesto, venne deciso di metterla dove ora si trova, nella Riva degli Schiavoni, in posizione meno rilevante, forse affinché si confondesse meglio con la folla di turisti che puntualmente affollano quel tratto di riva per accedere ai numerosi imbarcaderi della zona.
Come mai i veneziani non vollero che si collocasse questo monumento nei punti salienti della loro città?
La risposta è semplice: Venezia con i re non è mai c’entrata nulla!
“Se ti è piaciuto condividilo”! E nel caso, come il mio in cui NON mi è assolutamente piaciuto, posso avere la possibilità di dirlo o è vietato e da chi, potrei accettare la critica solo da un austriaco che certamente non ha gioito ad aver perso la nostra preziosa terra veneta. Sono autorizzato a dire la mia? Grazie.
Mi dispiace che Venezia ed i veneziani non abbiano accettato con “gaudio” (come si dice all’elezione del Papa) il grande dato di fatto del re Vittorio II°, mi sembra incomprensibile non ringraziare l’autore che ha aggiunto, alla neo nazione Italia, la nostra italianissima regione. Chi può permettersi di dire che i veneziani di allora non amavamo il re ed ancora meno come si può definire il pubblico e spontaneo plebiscito “farlocco” ? Cosa ci può essere di più democratico di un preciso volere e scelta dello spontaneo plebiscito. I votanti del quale hanno gioito di essersi finalmente liberati dell’oppressore austriaco ed essere cittadini in prima persona dell’Italia. Chi è colui o coloro che hanno “infamato” definendo il magnifico monumento “Impiracolombi” è come leggere nel cimitero la stessa frase sulla tomba di un proprio caro, in questo caso non offende un morto comune, ma addirittura il Padre della nostra Patria, che personalmente fosse o no simpatico non ha alcun valore in un caso storicamente così enormemente valente.
Gentile sig. Rossetto, come chiamino il monumento i veneziani e perché, bisognerebbe chiederlo a loro. Ci risulta che il palazzo di giustizia a Roma sia chiamato ‘palazzaccio’ e l’Altare della Patria sia chiamato dai romani ‘macchina da scrivere’ …. vox populi vox dei.
Quanto al fatto che il plebiscito fosse farlocco, sono ovviamente considerazioni figlie di fatti documentati. L’italianissimo Montanelli, nella sua Storia d’Italia definì i plebisciti risorgimentali ‘plebisciti burletta’, certo avrà avuto i suoi motivi. Le stranezze e le irregolarità del plebiscito in questione sono documentate storicamente, principalmente da documenti italiani, quindi certamente non di parte. Non entriamo nel merito ma la invitiamo a documentarsi, qualche dubbio sorgerà anche a lei. Grazie comunque per il suo commento.
Caro “Zenn” ….la vox populi, vox dei….. ha fatto sempre moltissimi guai proprio perché i malvagi si nascondevano in questa frase che di per sé stessa non ha alcuna valenza.
“Quanto al fatto che il plebiscito fosse farlocco, sono ovviamente considerazioni figlie di fatti documentati.” Mi farebbe piacere leggere queste cristalline affermazioni, ma non mi interessano, poiché la storia rinascimentale italiana non ha alcun segreto negativo dato che è sempre stata dentro a dei principi patriotici che non hanno bisogno di alcun “fatti documentati” certamente menzogneri tanto quanto spudorati sono coloro che impunemente li affermano. Io credo che Montanelli fosse UNO italiano e non la verità divina, pensare che una persona sia al di sopra degli altri è il primo passo per generare un dittatore e lei sa che i dittatori non sono mai delle brave persone. Grazie.
Gentile sig. Rossetto, la ringrazio per la sua costanza nel visitare il sito Venetostoria e per animarlo con le sue considerazioni.
Mi scusi ma mi sembra però che questa sua ultima sia contraddittoria. Leggendola ero pronto a dirle che sul nostro sito stesso ci sono decine di articoli che descrivono gli abusi e le violazioni compiute dai piemontesi prima, durante e dopo il plebiscito, leggo però subito dopo che non le interessa, quindi non la invito a leggerli.
Subito dopo mi cita la storia rinascimentale, che ahime si colloca 400 anni prima dei fatti in questione, ma non importa.
Mi interessa invece la sua riflessione sui principi, che suppostamente non necessitano di riscontro nei fatti …. bello pensarlo, ma così facendo qualsiasi cosa è vera in quanto ne ho il sentimento. Purtroppo o per fortuna la Storia è nei fatti, per quanto ispirati da sentimenti, non nei sentimenti stessi, troppo sfuggenti e indefiniti. I fatti possono essere interpretati, questo è vero, ma non diventano spudorati menzogneri solo perché in contrasto con i suoi sentimenti.
A proposito di sentimenti, vorrei il suo parere sui sentimenti di quei veneti che hanno dovuto prendere la via delle americhe per poter mangiare, subito dopo aver votato massicciamente e compattamente per l’annessione del veneto all’italia; si saranno pentiti caricando le masserizie sul carretto e voltando le spalle alla loro casa ? mah … il fatto è che sono dovuti partire, il sentimento che hanno provato non lo conosciamo
Egregio signor Zenn, La ringrazio della sua squisita disponibilità al mio pensiero, è cosa a me molto gradita ed ora veniamo alla sostanza:
Se ho scritto “Rinascimento” intendevo “Risorgimento”, per quanto riguarda i rapporti con i così detti “piemontesi” c’è già un errore storico, poiché i fatti che Lei attribuisce ai piemontesi erano fatti già assolutamente italiani dal 1861 e quindi Lei si sbaglia nel riferimento. Che poi il Veneto stesso fosse sotto a qualcuno è errato, poiché in quel tempo 1866 appartenendo all’Unità d’Italia avevamo già i nostri rappresentanti al Parlamento. Detto tra di noi essere sottomessi a noi stessi era di gran lunga migliore che sotto Vienna. Che poi molti veneti siano emigrati per il mondo (gli italiani si pensa fossero in tutto cento milioni) non era dovuto a questioni politiche, ma purtroppo indirettamente religiose in quanto il clero pungolava ogni famiglia a stare dentro alla dottrina cristiana e questa involontariamente, ma di fatto, imponeva un comportamento sessuale alle coppie tale che esse generavano numerosissimi figli, famiglie dai dieci ai venti erano frequentissime ed è chiaro che era impossibile gestire tanta prole da qualsiasi organizzazione, sia statale che umanitaria. Per quanto riguarda il “Plebiscito”, non metto in dubbio che ci sia stata qualche involontaria ed anche volontaria imprecisione, ma è chiaro che ogni singolo cittadino veneto si ritenesse di gran lunga più cittadino italiano, piuttosto che suddito austriaco, Lei pensi che un mio tris o quadris nonno (Giovanni Rossetto) è morto per una sciabolata data da un gendarme austriaco a Camposampiero durante i motti del ’48 e dei contemporanei veneziani, ai quali veneziani ha partecipato suo fratello per reazione alla morte di Giovanni. Quindi è inverosimile neanche minimamente pensare che i veneti potessero essere contrari, durante il plebiscito, all’Unione Italiana. Che poi si siano scritti dei fatti falsificati per motivi diversi, ciò fa parte ed è presente in tutta la Storia dell’Umanità, in cui ci fu sempre qualcuno ad avere degli interessi per insinuarsi all’interno delle verità. Che poi il sottoscritto ottantenne usi i propri sentimenti è cosa positiva, mancherebbe che a questo punto della vita io mi possa far plagiare da persone tendenzialmente negative e non contestarle con i miei punti di vista. Ho dato una prova della mia passione per il penetrare dove non siamo ancora entrati, dia, se ha un momento, un’occhiata in internet scrivendo due sole parole estremamente comuni e poi clicchi sulla prima proposta che internet Le propone ed apparirà il mio blog senza ricorrere direttamente ad esso ” filosofia abramitica ” buona lettura Renato Rossetto.